Di fronte alle nuove sfide poste dagli effetti dei cambiamenti climatici, per coprire il fabbisogno annuo di investimenti del settore idrico - stimato in circa 6 miliardi di euro - servono risorse aggiuntive per 1,3 miliardi di euro l’anno fino al 2026. Attualmente, infatti, le risorse si attestano sui 4,7 miliardi di euro annui, 4 dei quali derivanti dagli investimenti da tariffa e 0,7 dal Pnrr, che ha un orizzonte temporale al 2026: dopo quell’anno, se non venissero nel frattempo incrementati gli investimenti da tariffa o altra fonte, le risorse aggiuntive necessarie passerebbero da 1,3 a 2 miliardi di euro l’anno. Sono le stime di Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) che oggi, nel corso del webinar “Siccità, abbiamo un piano?”, ha stimolato il dibattito tra le istituzioni e gli operatori del servizio idrico sulle strategie in risposta agli effetti dei cambiamenti climatici sulla risorsa idrica. Nell’occasione, Utilitalia ha presentato otto proposte concrete per favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche, un documento suddiviso in azioni di breve (attuabili entro 3 mesi), medio (entro 6 mesi) e lungo periodo (oltre 6 mesi), che segnala una serie di possibili interventi normativi in risposta alla crisi idrica.
LE 4 AZIONI DI BREVE PERIODO (ENTRO I 3 MESI) E GLI INTERVENTI NORMATIVI
Tra le azioni di breve periodo, si prevede di favorire il riuso efficiente. Il riuso delle acque reflue depurate rappresenta una soluzione che dovrebbe diventare strutturale, laddove economicamente sostenibile anche a fronte di un’analisi costi-benefici rispetto ad altre soluzioni praticabili nel contesto di riferimento: si tratta di un potenziale enorme che in Italia viene sfruttato solo per il 4% a fronte di una potenzialità del 23%. Tra le misure abilitanti, Utilitalia chiede di aggiornare il DM 185/2003 (una nuova proposta di decreto è attualmente in consultazione pubblica) alle disposizioni del Regolamento europeo 2020/741 e di individuare la corretta copertura dei costi inerenti l’implementazione degli impianti ed infrastrutture necessarie per il riuso, anche di stoccaggio. La seconda misura di breve periodo punta a contrastare il cuneo salino: uno degli effetti più gravi della siccità è infatti la progressiva salinizzazione della falda e delle acque di transizione, che rende le acque emunte inutilizzabili a fini potabili e agricoli. In quest’ottica, sarà necessario sostenere i livelli idrici necessari al contrasto del cuneo salino anche praticando l’aumento dei volumi di falda.
La terza proposta si concentra sull’opportunità di diversificare la strategia di approvvigionamento. La pratica della dissalazione può essere considerata come un’azione di produzione complementare di acqua potabile: in Italia le acque marine o salmastre rappresentano solo lo 0,1% delle fonti di approvvigionamento idrico (pari a 11,1 milioni di metri cubi) contro il 3% della Grecia e il 7% della Spagna. Utilitalia chiede di modificare o abrogare l’art.12 della legge 60/2022 (Salvamare) che aumenta i tempi e la complessità degli iter autorizzativi per gli impianti di dissalazione. L’ultima proposta di breve periodo mira a sostenere la presenza di gestioni industriali: in totale, in Italia, ci sono ancora 1.519 comuni gestiti in economia (il 20% del totale nazionale), pari a 8,2 milioni di abitanti (circa il 14% della popolazione). Tra le misure abilitanti, viene indicato il completamento dell’affidamento del Servizio Idrico Integrato a gestori industriali in tutto il Paese, come previsto dal Dl “Aiuti bis”.
LE 2 AZIONI DI MEDIO PERIODO (ENTRO I 6 MESI) E GLI INTERVENTI NORMATIVI
Tra le azioni di medio periodo, si prevede innanzitutto di rafforzare il ruolo di pianificazione e governance dei distretti idrografici: il ruolo dei sette distretti idrografici è fondamentale nella governance interregionale della risorsa idrica, soprattutto nella gestione delle fasi particolarmente siccitose.
Si dovrà puntare inoltre a semplificare la realizzazione degli investimenti, dal momento che in Italia le procedure autorizzative occupano quasi il 54% del tempo necessario per la realizzazione di un’opera infrastrutturale. A tal fine, la Federazione suggerisce di inserire gli impianti connessi allo svolgimento dei servizi di interesse generale a rete tra quelli sottoposti alle “speciali” procedure accelerate per la VIA Statale e regionale (PAUAR), consentendo al contempo semplificazioni procedurali per gli impianti già esistenti.
LE 2 AZIONI DI LUNGO PERIODO (OLTRE I 6 MESI) E GLI INTERVENTI NORMATIVI
Nel lungo periodo bisogna puntare a promuovere l’uso efficiente dell’acqua: efficientare ed ottimizzare l’utilizzo della risorsa da parte dei settori idroesigenti è la prima forma di tutela della risorsa idrica da perseguire. Tre le misure abilitanti segnalate: accelerare nella riduzione delle perdite nel sistema idropotabile; introdurre meccanismi di incentivazione economica al risparmio, quali “certificati blu” in analogia ai “certificati bianchi” nell’energia elettrica; istituire la Giornata Nazionale del Risparmio Idrico e dell’uso razionale dell’acqua, affiancandola alla Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo). L’ultima proposta si concentra sulla realizzazione delle opere infrastrutturali strategiche, perché la realizzazione di invasi e l’interconnessione delle reti idriche garantirà una pluralità di fonti per prevenire le emergenze future. Tra gli interventi necessari, Utilitalia chiede di promuovere una pianificazione integrata per la realizzazione delle opere infrastrutturali necessarie a partire dal Piano Nazionale per gli investimenti del settore idrico, e di realizzare inoltre grandi invasi ad uso plurimo, invasi di piccole e medie dimensioni ad uso irriguo e interconnessioni delle reti per favorire l’adattamento.