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Cassa di espansione del Baganza, via al maxi-cantiere da 68 milioni di euro

Cassa di espansione del Baganza, via al maxi-cantiere da 68 milioni di euro

Inziato il il più grande cantiere previsto in Emilia-Romagna. Ha preso il via il maxi-cantiere che porterà a creare un invaso capace di ospitare fino a 4 milioni e 700 mila metri cubi d’acqua, per la sicurezza di Parma e Colorno e dell’intero nodo idraulico ducale.

Una data, quella di avvio dei lavori, non casuale. Cade infatti a sette anni esatti dalla tragica alluvione del 2014, quando il torrente Baganza esondò in seguito a forti piogge, riempendo tra l’altro di acqua e fango diverse strade e quartieri della zona sud-ovest della città capoluogo. 

I lavori, che dureranno salvo imprevisti quattro anni e mezzo, hanno come obiettivo la messa in sicurezza del nodo idraulico della città di Parma, in cui i torrenti Parma e Baganza confluiscono, oltre al miglioramento della difesa dalle piene a valle del capoluogo e nell'abitato di Colorno.

A curare i lavori è l’Associazione temporanea d’impresa (Ati) “Strabag – Costruzioni Edili Baraldini Quirino”, che si è aggiudicata la maxi-gara europea scaduta nel mese di luglio. Il costo complessivo dell’opera, considerando anche espropri, studi, progettazioni, verifiche ammonta a circa 79 milioni.

Le caratteristiche della Cassa di espansione del torrente Baganza

La cassa del Baganza sorgerà a circa 15 km a monte della confluenza del corso d’acqua con il torrente Parma, tra i Comuni di Parma, Collecchio e Sala Baganza. Occuperà un’area di quasi 9 ettari (8,6 ettari per la precisione) e potrà contenere fino a 4 milioni 700 mila metri cubi d’acqua. A circondarla, sono previsti circa 3 chilometri e 300 metri di argini dall’altezza crescente fino al massimo di 16 metri, nella parte più a nord. L’invaso sarà composto da due comparti che entreranno in funzione in successione, a seconda della quantità d’acqua da invasare. Per la regolazione idraulica sono previsti in tutto tre manufatti in calcestruzzo: il principale sarà una diga dotata di quattro paratoie mobili che serviranno a governare la portata in uscita dal corso d’acqua, analogamente a quanto avviene per la cassa del torrente Parma. Il progetto, dopo essere stato approvato in sede di Via, valutazione di impatto ambientale regionale, ha avuto l'approvazione della direzione generale Dighe del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili dopo il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Come previsto dalla normativa per le dighe, è stato perfezionato e testato su un modello fisico in scala 1:40 realizzato nel Polo Scientifico Aipo di Boretto (Re); sul modello sono state effettuate prove e verifiche con la supervisione scientifica del dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma.

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