Cesaro Mac Import Ecomondo 2024
CAMEC tecnologie riciclaggio rifiuti

Individuate 67 aree idonee al deposito di rifiuti nucleari

Sogin, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell'Ambiente, ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) per realizzare un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Individuate 67 aree idonee al deposito di rifiuti nucleari

La Sogin, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell’Ambiente, ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

La pubblicazione della Cnapi, con l’elenco dei 67 luoghi potenzialmente idonei (che non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità), di fatto dà l’avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale. “Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”, precisa una nota.

Un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni, che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo”, prosegue la nota. Il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà una struttura a matrioska: all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati. In totale circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: si tratta dei rifiuti provenienti dal mondo civile e in special modo da quello medico e ospedaliero, dalle sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica, per le terapie anti tumorali, ad esempio, da tutte quelle attività di medicina nucleare che costituiscono ormai il nostro quotidiano. Sul sito curato da Sogin, tutte le informazioni circa la localizzazione del sito, le caratteristiche dell’opera e del tipo di rifiuti che dovrà contenere. 

I 67 SITI POTENZIALMENTE IDONEI SI TROVANO IN 7 REGIONI

I 67 siti idonei ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico si trovano in sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia. Si tratta di 67 luoghi potenzialmente idonei “ma secondo diverse classificazioni”, spiegano fonti del ministero dell’Ambiente, non sono tutti equivalenti ma presentano differenti gradi di priorità. Tra i potenziali candidati vi sono anche “Comuni limitrofi, ubicati in aree a cavallo tra regioni, come nel caso di Basilicata e Puglia”, precisano le fonti. Le stesse fonti tengono a precisare come la realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi rappresenti “un processo di pulizia del territorio da stoccaggi di materiale radioattivo, prodotto quotidianemente, che sono anche in alcuni casi pericolosissimi”. Infatti si tratta di quei rifiuti a bassa attività, ma comunque radioattivi e quindi pericolosi, “legati ad attivita sanitarie e industriali quotidiane”, come le pratiche di medicina nucleare, le radiografie mediche e le radiografie industriali, ad esempio quelle per saldature di elementi particolarmente delicati o importanti. Non si tratterà solo di un mero deposito, ma sarà accompagnato “da un parco tecnologico, un polo di ricerca e industriale, che darà anche occupazione”, un’opportunità quindi, “senza contare la procedura di infrazione europea” ai danni dell’Italia per non aver ancora adottato un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi conforme ai requisiti previsti dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo. 

LA BASILICATA SI OPPONE CON FERMEZZA

“La Regione Basilicata si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi” hanno dichiarato il presidente Vito Bardi e l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa a seguito delle notizie diffuse. “Non eravamo stati informati – hanno aggiunto – e ribadiamo la nostra contrarietà a questa scelta, certi di interpretare il comune sentire del popolo lucano che come è noto a tutti ha già manifestato questo orientamento, in maniera composta ma decisa, 17 anni fa quando fu indicato il sito di Scanzano Jonico”.

Bardi sottolinea come il territorio lucano, che contribuisce in maniera rilevante al bilancio energetico del Paese con le proprie risorse naturali, “non può essere ulteriormente gravato da una attività che rischierebbe di mettere in discussione e di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile che con tanta fatica, in questa difficile congiuntura dovuta all’emergenza sanitaria in atto, le istituzioni e le forze economiche e sociali stanno cercando di concretizzare”. Bardi e Rosa fanno sapere che nella consultazione pubblica che è stata prevista, la Regione produrrà una serie di “osservazioni negative” che in queste ore sono in corso di elaborazione. A questo scopo giovedì mattina alle 10:30 si terrà una riunione via web con tutti gli organismi regionali coinvolti, Arpab, sindaci interessati e presidenti delle Province per discutere e approfondire ogni aspetto della vicenda. 

Dello stesso avviso anche l’assessore all’Ambiente del Comune di Potenza, Alessandro Galella”Purtroppo, mentre in Italia tutto l’interesse è centrato sul problema del Covid-19, il governo nazionale tira un brutto scherzo ad alcune regioni tra le quali la Basilicata, individuata come sede di diverse discariche di materiale nucleare. Così per il governo giallo rosso la regione più verde d’Italia, con 5 zone parco, con 55 zone monitorate e protette dall’Europa per la tutela di ecosistemi mantenutisi intatti nel tempo, viene vista come un sito perfetto per ospitare scarti nucleari. Una vera e propria follia- afferma in una nota-. Anziché puntare sulla natura protetta e intatta come un valore da tutelare e da rilanciare, per assicurare sviluppo economico e turistico la si trasforma in una possibilità di depositare barre di uranio impoverito, evidentemente ritenendo di non dar fastidio a nessuno. Ribadendo che “la Basilicata si opporrà a questa decisione in ogni modo possibile e immaginabile”, Galella ricorda come in passato i lucani hanno combattuto “contro questa idea assurda e torneremo a farlo come e più di prima. Tuteleremo e difenderemo la nostra terra e la nostra natura da questa scellerata decisione”, conclude l’assessore.

IL SINDACO DI TRAPANI RIFIUTA L’IPOTESI

“Ho saputo di questa ipotesi dalla stampa e sto cercando di capirne i contorni: il governo riconosce i sindaci come autorità sanitaria locale quando si tratta di affrontare una pandemia ma li dimentica quando si affrontano temi come il deposito di rifiuti radioattivi. Noi diciamo ‘no’ a questa ipotesi“. Lo afferma alla Dire il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, in merito all’individuazione di un potenziale sito da destinare a Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. L’area individuata si trova nelle campagne di Trapani, tra le frazioni di Dattilo e Fulgatore. “Stiamo parlando di uno degli scorci più belli del nostro territorio – dice Tranchida -, un territorio che tra l’altro si candida a Capitale della Cultura 2022. Una candidatura che punta anche sul paesaggio e sulla realtà antropologica, culturale ed economica delle nostre campagne”. 

DALLA PUGLIA UN NO SECCO

“Apprendiamo tutti dalla stampa oggi che Gravina, insieme ad altri Comuni del territorio murgiano e del resto d’Italia, tra i quali Altamura, Matera, Irsina, Montescaglioso, Bernalda e Genzano, solo per citarne alcuni, è tra le località ritenute dalla Sogin (e dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico) potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Lo dico subito: la nostra risposta sarà un no secco e fermo“. È quanto scrive in un post pubblicato sui social il sindaco di Gravina in Puglia, nel Barese, Alesio Valente in merito a quanto inserito nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee pubblicata oggi e che individua in sette regioni i luoghi in cui sistemare i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attivita’. Tra questi ci sono l’area di Gravina in Puglia e di Altamura, entrambi in provincia di Bari, e Laterza nel tarantino.

“Il nostro territorio è a vocazione agricola e turistica – ribadisce alla Dire Valente – che non può essere rovinata peraltro senza neanche averci coinvolto”. Sui social spiega: “È per noi una doccia gelata: le istituzioni locali sin qui non erano mai state interpellate. Lo saranno, a quanto pare, solo a partire dai prossimi giorni, dopo la pubblicazione ufficiale della mappa dei siti potenziali. Non c’è spazio per trattative o valutazioni”. “Niente e nessuno può farci cambiare idea rispetto alla contrarietà già espressa in Consiglio comunale nel 2015 e poi ancora nel 2016 insieme ad altri Comuni ragionando in un’ottica territoriale più ampia, perché è chiaro che si tratta di una scelta che riguarda un territorio intero – ricorda – in termini ambientali, Gravina e la Murgia hanno già dato: la vocazione di queste nostre aree è agricola e turistica e non permetteremo che ci trasformino in un cimitero di scorie nucleari”. Dello stesso tono il post della sindaca di Altamura, Rosa Melodia: “Leggo dal giornale e con disappunto, che sono state individuate le aree per i depositi delle scorie nucleari. Tra queste Altamura. Già il 14 gennaio 2016 i consigli comunali congiunti dei comuni di Altamura, Poggiorsini, Spinazzola, Irsina, Santeramo in colle, Gravina in Puglia e Matera adottarono con delibera un ordine del giorno in cui si chiedeva alla Regione Puglia e alla Regione Basilicata, al presidente del Consiglio dei Ministri, i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico di “dichiarare le aree del territorio regionali e dei comuni interessati non disponibili alla localizzazione del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico”. “Non ci lasceremo trascinare con rassegnazione in questa situazione”, conclude Melodia. 

IL POPOLO SARDO SI È GiÀ DETTO CONTRARIO

“Il 97% dei sardi ha già detto no al deposito nazionale delle scorie radioattive nell’isola”. Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia Sardegna, per commentare la pubblicazione dei siti idonei da parte della Sogin, ricorda il risultato del referendum che indisse da presidente della Regione nel 2011. “Nessuno osi violare la volontà di un popolo, espressa democraticamente. Siamo pronti a dare battaglia – prosegue l’esponente azzurro- dentro e fuori dal Palazzo contro un’ipotesi che respingiamo con sdegno perché non accettiamo l’idea che la nostra terra sia vista come la destinazione di qualsiasi scelta o carico scomodo da scaricare sulla collettività. Diciamo no alla pattumiera radioattiva non solo per tutto ciò che comporta in sé, ma anche perché tutto il mondo vedrebbe la nostra isola come una discarica e non come quel paradiso terrestre che è e che deve restare sia per chi ci vive, sia per chi la ama e la vede come meta turistica. Noi abbiamo un’idea diversa: la Sardegna deve diventare una sorta di arca di Noè d’Italia, dove mostrare al mondo e mettere al sicuro il meglio del nostro patrimonio naturalistico, paesaggistico, archeologico e culturale. Non c’è nessun consesso, nessuna conferenza di servizi, nessuna assemblea legittimata a sovvertire la volontà espressa dal popolo sardo. Il Governo – ha concluso Cappellacci- sappia che ci opporremo a con tutte le nostre forze a decisioni antidemocratiche, ingiuste e inaccettabili”. 

MORASSUT: “È UNA FORTE ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DA PARTE DEL GOVERNO”

“Dopo decenni di attese e rinvii, in Italia si chiude definitivamente la stagione del nucleare e si sanano situazioni precarie e potenzialmente pericolose aperte in tutto il territorio nazionale”. Così in una nota il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, d’intesa col ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli e su delega del ministro dell’Ambiente Costa. “Si tratta di una forte assunzione di responsabilità da parte del Governo- segnala- che non si sottrae dal risolvere una questione da anni al centro di dibattito e non più rimandabile. È un provvedimento da tempo atteso e sollecitato anche dalle associazioni ambientaliste, che consentirà di dare avvio ad un processo partecipativo pubblico e trasparente al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera. Un impegno che questo Governo assume anche in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nel rispetto della piena partecipazione delle comunità alle decisioni”. 

“La realizzazione del Deposito Nazionale- continua il sottosegretario all’Ambiente- permetterà al nostro Paese di tenere il passo con gli altri partner europei, che già da tempo hanno realizzato sul proprio territorio strutture analoghe, o che le stanno già progettando e realizzando”. Il deposito, spiega ancora Morassut, “permetterà di sistemare definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei sparsi nel Paese. Si tratta prevalentemente di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, prodotti da attività che utilizzano radioattività artificiale, rigorosamente regolate da legislazioni nazionali; attività in particolare legate all’industria ed alla medicina nucleare utilizzata nelle strutture sanitarie (applicazioni diagnostiche, applicazioni terapeutiche, attività di ricerca in medicina nucleare)”.

Le aree interessate dalla CNAPI “sono il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto da Sogin in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti dall’autorità competente, ora denominata ISIN, e la decisione finale sulla localizzazione del sito sarà presa a seguito di un periodo di consultazione pubblica con le autorità locali e valutandone le autocandidature”, conclude Morassut. 

“L’impegno del Governo sul nucleare è però a 360 gradi- spiega il sottosegretario all’Ambiente-. Per rispondere alle giuste sollecitazioni di Greenpeace, al ministero dell’Ambiente stiamo, infatti, predisponendo (in sinergia con il ministero dello Sviluppo economico) una nota indirizzata alle autorità francesi per chiedere il coinvolgimento del nostro Paese in relazione all’ipotesi di estensione della licenza dei reattori nucleari d’oltralpe, che si trovano in prossimità dei nostri confini”.

VIGNAROLI: “IL GOVERNO È STATO CORAGGIOSO, ORA SERVE UN CONFRONTO”

“La CNAPI è pubblica, da stanotte. È la carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito unico dei rifiuti radioattivi. Vari governi avevano rimandato questo momento, forse per paura di perdere consenso su una questione delicata ma che andava affrontata”. Così Stefano Vignaroli, presidente della commissione Ecomafie. “Ogni anno in bolletta elettrica i cittadini pagano la gestione dei rifiuti radioattivi centinaia di milioni di euro. L’assenza di deposito sicuramente ha allungato le tempistiche di smantellamento delle centrali nucleari italiane e amplificato quindi i costi da pagare. Il costo complessivo dello smantellamento è pari a quasi 8 miliardi di euro. Va dato atto a questo governo – aggiunge Vignaroli – di aver avuto il coraggio di fare un passo importante in un percorso che però è stato e sarà lungo. Ci sarà inevitabilmente un confronto con le comunità e gli enti territoriali per arrivare a vedere il deposito diventare realtà. La Commissione Ecomafie da me presieduta si occupa del ciclo dei rifiuti radioattivi (l’ultima inchiesta sarà conclusa a breve) e stava aspettando questa novità. Auspico da parte del governo impegno in un’azione più incisiva su tutto il tema #nucleare (dai decreti attuativi al rafforzamento dell’autorità di controllo)”. 

Fonte: Roberto Antonini, Agenzia Dire, www.dire.it 


FORREC