Discariche abusive e infrazioni UE, lo stato dell’arte
Quante sono le discariche abusive in procedura di infrazione in Italia? A che punto è la bonifica delle discariche abusive per le quali la Commissione Europea ha condannato il nostro Paese? E a quanto ammontano le conseguenti sanzioni?
Sono solo alcuni degli aspetti che Invitalia ha analizzato e raccolto in un report sullo stato dell’arte del processo di bonifica delle discariche presenti su tutto il territorio nazionale, pubblicato nell’ambito del progetto “ReOPEN SPL”, un’iniziativa promossa dal Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri per supportare gli enti territoriali impegnati nei processi di riorganizzazione ed efficientamento dei servizi pubblici locali.
Il rapporto offre un quadro completo della situazione attuale (direttive violate, cronistoria giudiziaria, numero e localizzazione dei siti regolarizzati e da regolarizzare).
Lo Stato italiano è sottoposto a 19 procedure di infrazione comunitaria in materia ambientale, a causa di violazioni del diritto dell’Unione Europea o per il mancato recepimento di direttive comunitarie.
Le procedure interessavano originariamente 244 discariche distribuite in quasi tutte le regioni italiane. Anche grazie all’intervento del Commissario Straordinario per la Bonifica e le Discariche Abusive, che si avvale del supporto della Centrale di Committenza Invitalia per l’affidamento di servizi e lavori per la bonifica, sono stati sanati 160 siti.
Restano da sanare 84 discariche al momento non conformi, di cui 40 ricadenti nella Procedura n. 2003/2077 e 44 nella procedura n. 2011/2215, riguardanti il tema delle discariche abusive o non conformi alla disciplina UE:
- Procedura n. 2003/2077 - Non corretta applicazione delle direttive 75/442/CE sui "rifiuti", 91/689/CEE sui "rifiuti pericolosi" e 1999/31/CE sulle "discariche";
- Procedura n. 2011/2215 - Violazione dell’articolo 14 della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti in Italia.
La prima ha comportato nel dicembre 2014 una sentenza di condanna con applicazione di una sanzione forfetaria di 40 milioni di euro, più una penale 42,8 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie all’adeguamento dei siti coinvolti nella procedura. Nel complesso l’Italia ha speso ad oggi oltre 275 milioni di euro per il pagamento di tali sanzioni.
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