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I rifiuti radioattivi in Italia

I rifiuti radioattivi non sono generati solo dagli impianti nucleari, ma anche da attività in campo medico, industriale oppure da attività di bonifica e di smantellamento. 

I rifiuti radioattivi in Italia

In Italia, pur non essendovi più impianti nucleari in funzione, ad eccezione di alcuni reattori di ricerca, è presente un quantitativo non trascurabile di rifiuti radioattivi, a suo tempo generati, nella stragrande maggioranza, nel corso del programma nucleare che vedeva in attività centrali elettronucleari, impianti del ciclo del combustibile, centri di ricerca etc. A questi rifiuti si aggiungono quelli prodotti da attività in campo medico, industriale e di ricerca.

Nel 2018, in particolare a seguito di attività di bonifica (ad es. Centrale del Garigliano e Impianto Itrec) e/o di smantellamento (ad es. Impianti Plutonio e Eurex, CCR Ispra, Centrale del Garigliano) ed effettuate operazioni di trattamento di quelli esistenti tramite supercompattazione, con conseguente riduzione dei volumi, sono stati prodotti nuovi rifiuti radioattivi.

Sono i dati e le informazioni contenute nel nuovo “Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi” ISIN, disponibile online sul sito web dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (https://www.isinucleare.it).

Aumentano fisiologicamente, infatti, ma comunque in maniera limitata, i rifiuti radioattivi in Piemonte (da 5101 m3 nel 2017 a 5506 m3 nel 2018), Lombardia (da 5875 m3 a 6060), Lazio (da 9241 m3 a 9311), Campania (da 2913 m3 a 2965) e Basilicata (da 3150 m3 a 3215). In calo, al contrario, quelli presenti in Emilia Romagna (da 3211 m3 a 3000) e in Puglia (da 1007 m3 a 849): nel primo caso, in conseguenza dell’invio, per il loro trattamento, dei rifiuti radioattivi della Centrale di Caorso in Slovacchia, da dove poi faranno ritorno; nel secondo caso, a seguito delle attività di bonifica del deposito dell’ex CEMERAD.

Il documento contiene informazioni relative a volumi, masse, stato fisico, attività specifica, contenuto di radioattività e condizioni di stoccaggio dei rifiuti, compresi il combustibile esaurito e le sorgenti dismesse.

Predisposto sulla base dei dati che annualmente i diversi operatori, ai quali compete la responsabilità.

Per quel che concerne il materiale ad alta attività, va premesso che il 99% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia: è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato sottoposto a riprocessamento. I rifiuti radioattivi generati faranno rientro in Italia.

La gran parte dei rifiuti radioattivi presenti in Italia sono, infatti, ad attività molto bassa (13.320.28 m3) e a bassa attività (12.810,57 m3), seguiti da rifiuti a media attività (3.118,76 m3).

Una sezione del rapporto è, inoltre, dedicata a materiali e rifiuti radioattivi derivanti da attività di bonifica e stoccati in depositi locali. Si tratta di contaminazioni derivanti da eventi incidentali di fusione di sorgenti radioattive verificatesi presso installazioni industriali. Il report ISIN ne riporta l’elenco aggiornato a seguito delle ricognizioni effettuate in collaborazione con il SNPA – Sistema Nazionale Protezione Ambientale e con le prefetture interessate, con l’indicazione della tipologia di rifiuto prodotto, l’isotopo rilevato, la stima dell’attività, della massa e del volume. Nel 2019 sono stati individuati altri siti industriali con presenza di radionuclidi artificiali (due in Lombardia e uno in Toscana).

Sogin: al via la seconda fase dei trasporti di resine e fanghi radioattivi della Centrale di Caorso in Slovacchia

È partito questa notte il primo dei 33 trasporti previsti per il trasferimento di circa 5.600 fusti, contenenti resine e fanghi radioattivi, dalla centrale nucleare di Caorso (Piacenza) all’impianto di Bohunice, in Slovacchia, per il loro trattamento e condizionamento.

Sogin ha così avviato la seconda e ultima fase del programma di trasferimento dei fusti all’impianto slovacco, la cui conclusione è prevista nel 2022. Sistemati in quattro container, i primi 162 fusti sono stati allontanati su due mezzi stradali, sotto il controllo delle diverse Autorità preposte.

Le resine a scambio ionico e i fanghi, rifiuti radioattivi prodotti durante il pregresso esercizio della centrale, saranno sottoposti a incenerimento e condizionamento, con una riduzione del loro volume del 90% (130 mc rispetto all’iniziale volume di 1.290 mc). Al termine, i manufatti finali rientreranno a Caorso e saranno stoccati nei depositi temporanei del sito, pronti per il conferimento al Deposito Nazionale.

Il trasferimento di questi rifiuti, che in volume rappresentano circa il 70% di quelli stoccati oggi nel sito, consentirà di svuotare i 3 depositi temporanei per procedere al loro adeguamento agli attuali standard di sicurezza, senza così dover realizzare altre strutture di stoccaggio.

Inoltre, lo svuotamento dei tre depositi permetterà il riavvio e la velocizzazione del decommissioning dell’impianto, garantendo i più alti standard di sicurezza.

Una prima fase ha riguardato l’invio, nel giugno 2018, di 336 fusti per eseguire le “prove a caldo” dell’impianto slovacco, con la produzione di primi manufatti finali. L’esito positivo delle prove ha consentito l’approvazione del piano operativo e l’autorizzazione alla spedizione e al trattamento dei restanti rifiuti previsti nel progetto.

Il valore complessivo delle attività di trasferimento e trattamento dei fusti radioattivi e di rientro dei manufatti condizionati è di 37 milioni di euro.


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