Gestione dello scarto di pulper da cartiera
Assocarta: "Se non recuperiamo gli scarti del riciclo, non c'è né riciclo né Economia Circolare".
"Dobbiamo recuperare o smaltire gli scarti del riciclo della carta, altrimenti non c'è Economia Circolare" commenta Massimo Medugno, Direttore Generale di Assocarta, a margine della Conferenza Nazionale sull'economia circolare organizzata dal Circular Economy Network ed ENEA tenutosi a Roma.
"Lo scarto di pulper viene generato dalle cartiere nel momento in cui spappolano la carta da riciclare. Si potrebbe quindi presupporre che questo scarto sia dovuto a un’inefficienza del processo produttivo e che la sua generazione, per qualità e quantità, possa dipendere dalla capacità tecnologiche e gestionali delle imprese cartarie" spiega Medugno.
In realtà lo scarto di pulper è per la cartiera inevitabile in quanto deriva dalla raccolta e dalla selezione della carta da riciclare, che contiene al suo interno impurità, ma anche alcune parti non cellulosiche legate indissolubilmente alla carta.
"Si tratta in buona sostanza di rifiuti domestici provenienti dalla raccolta urbana che vanno avviati in via prioritaria in discarica e al recupero energetico in quanto derivanti dal riciclo. Le uniche destinazioni ad oggi disponibili per lo scarto di pulper sono la discarica e il recupero energetico tramite combustione in impianti di termovalorizzazione" aggiunge Medugno.
Lo scarto di pulper è composto da una miscela costituita da tutti quei materiali che non sono riciclabili nel processo produttivo cartario per la produzione di nuova carta, che si possono ritrovare nella carta da riciclare (c.d. macero). In particolare, si tratta di plastiche, oggetti o parti in metallo, vetro, sabbia, e anche alcune tipologie di carte che non sono spappolabili, oltre alle fibre di cellulosa che rimangono adese ai materiali di cui sopra. Lo scarto complessivo tal quale rappresenta comunque meno di un decimo del rifiuto evitato grazie al riciclo.
La composizione dello scarto di pulper è descritta dal decreto del Ministero dell’Ambiente 5 febbraio 1998, il quale così lo definisce: “9. Tipologia: Scarti di pulper [030307] [030310] 9.1 Provenienza: Industria della carta 9.2 Caratteristiche del rifiuto: Scarti di cartiera, derivanti dallo spappolamento della carta da macero costituiti da una miscela di materiali plastici, legno, residui di carta, frammenti di vetro, materiale ghiaioso e metallico.
Anche il documento sulle migliori tecniche disponibili per il settore cartario, c.d. BAT Reference Report, fornisce a pagina 590 un elenco dei costituenti dello scarto di pulper (“rejects” nel documento): “Rejects are impurities in paper for recycling and consist mainly of lumps of fibres (shives), staples, and metals from ring binders, sand, glass, plastics and adhesives. In all RCF mills ragger ropes also have to be handled as waste fractions. Rejects are removed in the largest possible form and at the earliest possible stage in the stock preparation”. La composizione dello scarto di pulper è ribadita anche a pagina 631; “The processing of paper for recycling targets first of all the removal of non-fibre components (e.g. plastics, metal, wood, sand) and the elimination of detrimental substances such as stickies, wax or small pieces of undisintegrated paper (flakes) or wet strength paper.”
La caratterizzazione dello scarto di pulper, in particolare ai fini del conferimento in discarica, è effettuata dal produttore al momento del primo conferimento e successivamente con cadenza annuale, come previsto dal decreto ministeriale 27 settembre 2010, salvo modifiche significative del processo produttivo. Non è questo comunque generalmente il caso dello scarto di pulper, in quanto esso è generato nella fase iniziale del processo e non è influenzato da modifiche alle successive fasi del processo di produzione della carta.
La variabilità del rifiuto si evidenzia essenzialmente dal rapporto tra le varie componenti (fibra, plastica, vetro, sabbia, parti in metallo, etc.), che può variare anche in funzione della variazione nel tempo delle abitudini di consumo dei cittadini, che hanno comunque dinamiche sul lungo periodo. Una diversa percentuale di queste componenti non modifica la natura o la classificazione del rifiuto e non ne determina in alcun caso la pericolosità. La carta da riciclare che arriva al pulper è oggetto di una raccolta differenziata, la cui nozione è definita a livello nazionale ed europeo. La carta così raccolta viene commercializzata dai Comuni o dalle Municipalizzate tramite specifiche aste. Oppure viene conferita tramite la convenzione Anci-Conai al sistema Conai-Consorzi. Il versamento del corrispettivo previsto dalla convenzione Anci-Conai è commisurato a criteri quali-quantitativi, la cui verifica implica tracciabilità dei materiali. Il materiale raccolto, prima di essere avviato in cartiera, è sottoposto a una fase di cernita, selezione e omogeneizzazione per renderlo conforme alla specifiche tecniche dettate dalla norma UNI EN 643, oppure è un rifiuto già differenziato all’origine o, infine, proviene direttamente da un processo produttivo che genera un sottoprodotto già conforme alle norme UNI EN 643. Proprio per garantire l’assenza di materiali indesiderati non controllati, la norma UNI EN 643 vieta peraltro che la carta da riciclare possa essere ottenuta andando a estrarre la carta dalla raccolta indifferenziata. Il materiale lavorato nel pulper è quindi regolamentato da una norma tecnica europea che ne individua con precisione le caratteristiche e limita il contenuto di componenti non cartacei o indesiderati, assicurando la costanza qualitativa della carta da riciclare, della nuova carta ottenuta e anche degli scarti di pulper. A limitare la variabilità dello scarto di pulper e a rendere la caratterizzazione pienamente compatibile con la frequenza annuale vi è, infine, il fatto che esso è prodotto con continuità dall’impianto cartario, che lavora sette giorni su sette a ciclo continuo e su grandi volumi, in grado di “equalizzare” le variazioni di composizione.
Forme alternative alla discarica e al recupero energetico sono state studiate e sperimentate e alcuni progetti di studio sono tuttora in corso, ad esempio nell’ambito del progetto Life EcoPulpPlast e nel progetto del Conai/CNR. Al momento non sono però ancora disponibili tecnologie applicate su scala industriale e sostenibili da un punto di vista tecnico, economico ed ambientale.
Il documento sulle migliori tecniche disponibili per il settore cartario, c.d. BAT Reference Report, a pagina 590 il BREF riconosce che: “Rejects constitute approximately 6.5% of the purchased paper for recycling and have no recycling potential and so are dumped or incinerated. ….. E successivamente: “…an increasing number of companies incinerate rejects … in on-site incineration plants, generating steam that can be used in production processes…”. In merito alle opzioni per lo smaltimento dello scarto di pulper, il BREF indica: “Rejects from the stock preparation plant of brown packaging papers without deinking only have a limited material recycling potential because they consist of an undefined mixture of non-paper components that are removed from the paper for recycling. Only for rejects from the final cleaning and screening stages of the paper machine loop is there a possibility for material recycling because they have a low content of plastics and other impurities. Therefore, in some mills this waste fraction is collected and dewatered separately and used as a co-substrate for composting. The practice of composting varies significantly between Member States. While in some countries the composting of sludge from RCF paper mills is encouraged, there are others (e.g. Germany) who discourage or ban the composting of waste from paper production”.
Indubbiamente il recupero energetico è la soluzione migliore per gestire in maniera ambientalmente ed economicamente sostenibile gli scarti di pulper. Lo stesso BREF dichiara espressamente che “Incineration combined with power and steam generation is regarded as an environmentally sound solution” e il recupero energetico degli scarti di pulper è considerata una migliore tecnica disponibile (BAT), sia in termini di risparmio energetico (BAT 6b) che in termini di corretta gestione dei rifiuti (BAT 12e).
"Questa opzione preferenziale si scontra con l’impossibilità da parte imprese italiane di installare questo tipo di impianti all’interno dei propri siti produttivi e la concomitante mancanza, all’esterno dei siti produttivi, di infrastrutture sufficienti per recuperare energeticamente le quantità di scarto di pulper generate dall’industria del riciclo. Ciò mette in discussione il riciclo della carta e l'Economia Circolare" conclude Medugno.