Regioni critiche su proposte di legge relative a gestione acque pubbliche
Audizione alla commissione Ambiente della Camera.
La VIII Commissione Ambiente ha svolto le audizioni informali nell'ambito dell'esame in sede referente delle proposte di legge C. 52 Daga e C. 773 Braga, recanti Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque.
"Giudizio unanimemente critico da parte delle Regioni sulle proposte di legge attualmente all’esame della Camera” lo ha dichiarato Donatella Spano (Assessore Regione Sardegna) Coordinatrice della Commissione Ambiente ed energia della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dopo l’audizione che si è tenuta a Montecitorio.
All’incontro presso la Commissione Ambiente della Camera dei deputati hanno partecipato, oltre a Donatella Spano, Donato Toma, Presidente della Regione Molise, Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente della Regione Campania e gli Assessori Vincenzo Niro (Molise) e Paola Gazzolo (Emilia-Romagna).
"La Conferenza delle Regioni si era già espressa nel 2015 su un testo analogo alle proposte oggi all'attenzione della Camera, sottolineando diverse criticità. Il servizio idrico integrato – ha spiegato Donatella Spano - è materia delicata che impone una visione strategica perché investe le competenze di diversi livelli istituzionali e coinvolge in modo evidente le Regioni. Molti passi in avanti sono stati fatti dalla legge Galli del 1994 ad oggi e francamente di tutto abbiamo bisogno tranne che di un rifacimento organizzativo frettoloso o, peggio, di elementi di confusione normativa. Elementi che purtroppo si rilevano in alcuni passaggi delle proposte oggi all’esame della Commissione Ambiente della Camera.
I principi di solidarietà, gli obiettivi di risparmio idrico, la priorità di utilizzo per l’alimentazione e il mutuo aiuto tra bacini idrografici – ha proseguito Donatella Spano - sono obiettivi già previsti dalla normativa in vigore, in particolare il decreto legislativo 152/2006, e da allora tutte le Regioni hanno attivato politiche sul territorio, con il coinvolgimento degli Enti locali, e investimenti importanti. Oggi c’è una situazione di governance che tutela sufficientemente le risorse idriche anche perché siamo riusciti a superare la frammentazione del sistema che prima era organizzato talvolta in maniera troppo parcellizzata. Ci sono indubbiamente aspetti sociali che vanno tutelati e che riguardano la politica tariffaria, in particolare per quanto riguarda le fasce più deboli della popolazione, che possono però tranquillamente essere perseguiti con le norme vigenti. Ma non è possibile immaginare il sistema senza considerare la rilevanza economica del servizio idrico che ha assoluto bisogno di una gestione industriale.
C’è poi un aspetto di fondo – ha proseguito la Coordinatrice della Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni - che riguarda in particolare una delle due proposte, la pdl 52/2018, all’attenzione dei deputati: un forte dubbio di legittimità costituzionale. Se è vero che i principi generali della tutela dell’ambiente e quelli della tutela della concorrenza fanno capo allo Stato, è altrettanto vero che la gestione delle acque riguarda le funzioni attribuite alle Regioni, così come previsto dall’articolo 89 del decreto legislativo 112/1998”.
“In ogni caso – ha concluso Donatella Spano – non appena la Conferenza delle Regioni lo avrà approvato faremo pervenire alla Commissione un documento con proposte puntuali ed emendamenti necessari affinché la discussione possa procedere guardando all’interesse dei cittadini e alla valorizzazione delle autonomie territoriali”.
Concetti che sono stati poi ulteriormente ribaditi da Paola Gazzolo, Assessore dell’Emilia-Romagna, intervenuta nel corso dell’audizione. “Siamo di fronte a un tema complesso che non merita il sovrapporsi delle disposizioni normative, né tantomeno la confusione nelle competenze. La gestione dei servizi pubblici di interesse locale è una competenza esclusiva delle Regioni, anche per questo forse sarebbe stato utile un confronto sin dalla fase iniziale di presentazione di queste proposte di legge. Una disciplina su questi temi dovrebbe quindi prevedere un ruolo forte delle Regioni e un’Intesa con le stesse sul progetto complessivo. Partendo da un concetto di fondo cioè che per tutelare meglio la gestione pubblica del bene acqua, su cui siamo perfettamente d’accordo, non servono altre norme, occorre piuttosto che ciascun livello istituzionale faccia fino in fondo la propria parte, senza dimenticare mai, come peraltro ricordato in una sentenza dalla Corte Costituzionale, che il servizio idrico integrato è un servizio economico di interesse generale. Bisogna insomma rendere servizi di qualità ai cittadini, nel rispetto delle norme, prime fra tutte quelle ambientali, al minor costo possibile. Sui modelli di gestione possiamo anche confrontarci partendo però da due punti fermi. Il primo è che le Regioni hanno già avviato un'importante opera di razionalizzazione. Il secondo è che non si può partire da un modello predefinito, calato dall’alto e in molti casi non in sintonia con quanto sviluppato territorialmente, spesso proprio grazie alla collaborazione con l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) il cui ruolo, diversamente da quanto previsto nella proposta di legge "Daga", andrebbe valorizzato e rafforzato.
Il Presidente del Molise, Donato Toma, ribadendo le ragioni esposte nel corso dell’audizione dalla Coordinatrice della Commissione Ambiente, Donatella Spano, si è poi soffermato sulla specificità molisana: “La nostra è una Regione ricca d’acqua. Grazie alle falde acquifere del Molise, l’acqua viene esportata e convogliata verso i bacini di Campania, Puglia e Abruzzo. C’è il rischio, però, di un depauperamento del patrimonio idrico se non si affronta in modo compiuto anche il tema delle strutture. Il Molise ha investito 44 milioni sulla rete che ha avuto perdite rilevanti. Occorre, perciò, data la natura interregionale della fornitura, che si superino le criticità che talvolta riscontriamo sul tema delle compensazioni finanziarie”.