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Economia Circolare, a che punto siamo in Italia?

Una ricerca di Ambiente Italia, risultato del lavoro del Gruppo Riciclo e Recupero del Kyoto Club, illustra come il nostro Paese stia realmente passando dall’economia lineare dello spreco all'economia circolare della rivalorizzazione.

 

Economia Circolare, a che punto siamo in Italia?

Lo studio, promosso da CONAI e dai Consorzi Nazionali per il Riciclo CIAL, COMIECO, COREPLA e RICREA, oltre che dal Gruppo CAP, rappresenta un primo vero e proprio bilancio sull’argomento. L’economia circolare in Italia vale oggi 88 miliardi di fatturato, 22 miliardi di valore aggiunto, ovvero l’1,5% del valore aggiunto nazionale. Numeri che sostanzialmente equivalgono a quelli di tutto il settore energetico nazionale o di un settore industriale storico come quello dell’industria tessile, non molto distante dal valore aggiunto dell’agricoltura.

Un settore che impiega oltre 575mila lavoratori, mostrandosi ogni anno sempre più competitivo per i giovani in cerca di occupazione e per i profili professionali più specializzati.

È questo il dato più rilevante che emerge dalla ricerca: “L’Economia Circolare in Italia - la filiera del riciclo asse portante di un’economia senza rifiuti”, presentata a Roma e curata dall’esperto ambientale Duccio Bianchi di Ambiente Italia, a seguito dei lavori svolti dal Gruppo Riciclo e Recupero del Kyoto Club, organizzazione non profit nata nel febbraio del 1999, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto.

Si tratta di un primo vero e proprio bilancio sull’economia circolare in italia che dimostra come l’economia italiana sia oggi in Europa la più performante per circolarità di materia, produttività delle risorse, capacità di riciclo.

Lo studio, commissionato da CONAI con i Consorzi nazionali per il riciclo degli imballaggi: CIAL, COMIECO, COREPLA, RICREA, e dal Gruppo CAP, il gestore del servizio idrico della città metropolitana di Milano, presenta un’analisi completa che risponde ai tanti quesiti relativi la concretezza e l’effettiva diffusione nel nostro Paese di un sistema industriale, produttivo e sociale non più votato allo spreco ma alla circolarità di beni e prodotti.

I lavori odierni per la presentazione della ricerca si sono aperti con l’intervento di Gianluigi Angelantoni, Vice-Presidente del Kyoto Club, che ha sottolineato le attività del Club e dei suoi Gruppi di Lavoro per contenere i rischi dell’aumento della temperatura del pianeta e l’influenza che tali aumenti, nei diversi scenari, potranno avere nei modelli climatici: “I Governi, ma anche i cittadini, dovranno fare molto di più per rallentare gli effetti del riscaldamento globale, sostenendo le Imprese e le attività più virtuose. L’economia circolare è un fattore fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici, riducendone gli impatti negativi. Ma l’economia circolare non è solo un fattore difensivo, è anche opportunità di nuovi business, di innovazione tecnologica, di nuovi posti di lavoro, consentendoci di vivere in un mondo più pulito, gratificati anche da significativi e tangibili ritorni economici”.

La gestione del ciclo di vita dei prodotti e del ciclo di vita dei rifiuti, spiega la ricerca, sono nel cuore dell’economia circolare, tanto che essa non riguarda solo ciò che succede dopo la produzione e il consumo di un bene ma parte dalla progettazione a monte di un sistema più efficiente riguardo all'uso di risorse.

Prevede innanzitutto che vengano utilizzate in modo massiccio le fonti e le risorse rinnovabili, elemento centrale della sostenibilità, e che chi produce e chi consuma diventi responsabile del ciclo di vita del prodotto.

Comprende una forte capacità di innovazione e un design di prodotto fatto per durare, per essere disassemblato, per essere differenziato e riciclato o riutilizzato nella sua interezza o in singole parti.

Il sistema Conai e il riciclo degli imballaggi in alluminio, carta e cartone, plastica, vetro, acciaio e legno.

 “Il nostro Paese ancora una volta si conferma leader nell’economia circolare e il settore del riciclo un asse portante di questa economia basata sull’ottimizzazione delle risorse e la loro valorizzazione. Il nuovo pacchetto di direttive chiede di fare ancora di più, con un innalzamento dei target di riciclo per gli imballaggi, target al 2025 che sono già raggiunti per quasi tutti i materiali. - ha dichiarato Giorgio Quagliuolo, Presidente di CONAI - Per fare di più stiamo agendo su ecodesign e design for recycling,  diversificazione del contributo ambientale in funzione dell’effettiva riciclabilità, lo sviluppo di una raccolta differenziata di qualità ed investimenti in R&S su tecnologie innovative e nuove applicazioni di prodotti del riciclo”.

Il Sistema CONAI, che con i Consorzi di Filiera CIAL, COMIECO, COREPLA e RICREA, ha commissionato e sostenuto la ricerca, è oggi protagonista dell’economia circolare, rappresentando un esempio in Europa e un modello virtuoso che in poco più di vent’anni ha garantito l’avvio al riciclo di oltre 55 milioni di rifiuti di imballaggio e permesso di evitare la costruzione di oltre 130 nuove discariche.

In Italia, solo nell’ultimo anno (il 2017) è stato avviato a riciclo il 67,5% dei rifiuti di imballaggio immessi al consumo sull’intero territorio nazionale, per un totale di 8,8 milioni di tonnellate di rifiuti, valore in crescita del 3,7% rispetto al 2016.

L'economia italiana risulta in Europa l'economia più performante in materia di produttività d’uso delle risorse materiali e di circolarità di materia.

Se si analizzano tre indicatori fondamentali di questo fenomeno, rapportandoli non solo alla media europea ma anche, attraverso un confronto diretto, ai maggiori Paesi dell’Unione Europea (Germania, Spagna, Francia, Regno Unito) notiamo che l’Italia è leader per il tasso di produttività nell’uso delle risorse (quanti euro di PIL si producono per ogni kg di materia consumata), il tasso di circolarità della materia nell’economia (quante materie seconde impieghiamo sul totale dei consumi di materia), e per il tasso di riciclo dei rifiuti (quanti rifiuti, urbani e non urbani, inclusi l’import ed export, avviamo a riciclo internamente).

Confermano il buono stato di salute dell’industria del riciclo italiana, e le prossime sfide future, i Presidenti dei Consorzi Nazionali per il Riciclo degli Imballaggi in plastica (Corepla) e a base cellulosica (Comieco).

Antonello Ciotti, Presidente Corepla: "Occorre trovare tutti gli usi possibili per migliorare il flusso circolare della plastica riciclata. Sul tema, Corepla e il tessuto industriale italiano del riciclo, sono fortemente impegnati per creare un sistema strategico in una doppia direzione: sia per sviluppare politiche economico sociali, nuove imprese per nuova occupazione e ricerca, e sia per incrementare politiche ambientali utili al Paese. Oltre al trasferimento tecnologico d'eccellenza e all'investimento in innovazione che il settore sta già operando, sarebbe utile un maggior utilizzo di materiali riciclati da parte delle Amministrazioni pubbliche per una più vasta economia circolare”.

"Il blocco alle importazioni di carta da macero imposto dalla Cina pone di fronte nuove sfide. Trovandosi in una situazione di eccedenza, i Comuni italiani, soprattutto del Nord, hanno scelto di riattivare le convenzioni con Comieco che nel 2019 si farà carico di gestire oltre 500 mila tonnellate di carta in più rispetto all'anno precedente. Il consorzio dunque conferma il suo ruolo sussidiario per le amministrazioni locali e di garante del recupero e del riciclo di carta e cartone. In questo settore l’Italia occupa il primo posto in Europa riciclando oltre l’80% degli imballaggi cellulosici, una quantità pari a 10 tonnellate di macero al minuto”, ha affermato Amelio Cecchini, presidente di Comieco.

Vero motore dell’economia circolare, e soprattutto della filiera del riciclo, è l’industria manifatturiera che impiega materie seconde per i propri cicli produttivi, in genere per la fabbricazione di prodotti altrimenti derivati da materie prime.

La ricerca di Ambiente Italia mostra come nel corso del tempo siano progressivamente cresciuti sia i recuperi “open loop”, cioè in altri cicli produttivi (ad esempio vetro nell’industria ceramica o altri materiali nell’industria edile), che i ricicli all’interno dello stesso ciclo produttivo. Parliamo di reimpieghi sostitutivi della materia prima nel medesimo ciclo produttivo (ad esempio carta e vetro), o di reimpieghi in cicli produttivi dedicati (siderurgia a forno elettrico per il rottame d’acciaio), e ancora di impieghi che per almeno una parte del prodotto determinano un downgrading qualitativo (tipicamente per polimeri plastici).

In Italia l’impiego di materie seconde è fondamentale per molti settori manifatturieri e in particolare per alcuni settori strategici, come la produzione siderurgica e metallurgica. Ad esempio, tutto l’alluminio prodotto nel nostro Paese, oltre 900mila tonnellate nel 2017, proviene dal riciclo: il 100%.

Il sistema italiano di recupero dell’alluminio conferma la propria leadership a livello europeo. Non solo i per risultati ottenuti – L’Italia è prima in Europa per quantità di alluminio riciclato prodotto - ma anche per essere oggi, tra tutti gli schemi europei di recupero del packaging in alluminio, quello in grado di conseguire questi importanti obiettivi ai più bassi costi possibili, per l’intera collettività. Costi sempre più assorbiti dal valore intrinseco del materiale e dalla sua capacità di produrre benefici economici per tutti. Un risultato possibile quindi grazie alle eccezionali caratteristiche e performance del materiale, riciclabile facilmente, al 100% e all’infinitocome ricordato da Carmine Rea, Presidente di CIAL, Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi in Alluminio.

L'acciaio proviene dalla produzione di minerale ferroso o rottame e vive sotto forma di vari prodotti che vivono un lungo ciclo prima di tornare allo stadio di rottame, per essere nuovamente fuso e risorgere come materia prima. Questo è un ciclo infinito reso possibile dalla natura stessa dell’acciaio: Materiale permanente che si ricicla all’infinito”, ha dichiarato poi nel suo intervento Domenico Rinaldini, Presidente del Consorzio Ricrea, Consorzio Nazionale per il Riciclo degli Imballaggi in Acciaio.

L'altro fondamentale effetto ambientale del riciclo, e dell’economia circolare, oltre alla riduzione della quantità di materia prelevata dall'ambiente, è poi la riduzione delle emissioni.

Sia pure con incidenze differenziate, il riciclo comporta una riduzione dell’insieme dei consumi energetici, dei consumi idrici, delle emissioni atmosferiche e delle emissioni idriche. Il riciclo rappresenta – come ormai una inequivoca e costante letteratura conferma – la forma ambientalmente più vantaggiosa (a parte la prevenzione) di gestione dei rifiuti. Tra i benefici più evidenti e consistenti del riciclo vi sono quelli energetici e quelli relativi alle emissioni climalteranti. Utilizzando i criteri basati sugli studi per CONAI, la ricerca riporta che il beneficio del riciclo in Italia è quantificabile in:

  • 21 milioni di tonnellate di TEP, cioè circa il 12,5% della domanda italiana di energia
  • 58 milioni di tonnellate di CO2 eq, cioè una quantità pari al 14,6% delle emissioni generate

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