Forum europeo sulla riduzione del rischio da disastri
Tre giornate di eventi, dibattiti, tavole rotonde, sessioni plenarie e di lavoro dedicate ai rischi connessi ai cambiamenti climatici, all’analisi dei disastri causati da calamità naturali e provocati dall'attività umana e alle strategie per la riduzione dei disastri.
A Roma il Forum Europeo 2018 sulla riduzione del rischio che si svolge dal 21 al 23 novembre presso il Centro Congressi “Auditorium della Tecnica”.
Quasi 800 partecipanti, oltre 100 relatori, 56 paesi invitati, 22 sessioni di lavoro: sono i principali numeri dell’evento organizzato dal Dipartimento della Protezione Civile e promosso dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi di catastrofi (UNISDR).
“Si tratta di un appuntamento importante per l'elaborazione di strategie orientate a mitigare i tanti rischi che caratterizzano anche il nostro Paese” ha spiegato Agostino Miozzo, direttore del Dipartimento della Protezione Civile. “Penso – ha aggiunto – all’emergenza maltempo che recentemente ha interessato molte regioni e al crollo del ponte di Genova dello scorso agosto, che ha causato la perdita di 43 vite umane, una vicenda che ricorda tragicamente la necessità di affrontare con urgenza anche la sfida della sicurezza delle infrastrutture in tutta Europa”.
“Lo scopo dello European Forum for Disaster Risk Reduction è promuovere lo scambio l’integrazione tra UN, UE e le altre piattaforme per accrescere la consapevolezza del rischio e la resilienza” ha detto il Vice Capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi di catastrofi in Europa, Abhilash Panda. “Solo in termini economici – ha spiegato il rappresentante delle Nazioni Unite – l’ammontare dei danni causati da disastri naturali e di origine antropica negli ultimi 10 anni è, a livello mondiale, pari a 520 miliardi di dollari di cui 140 solo in Francia, Germania ed Italia”.
Anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intervenuto alla cerimonia di apertura del Forum europeo sulla riduzione del rischio da disastri. Al termine, il Presidente ha tenuto un punto stampa.
Di seguito riportiamo qualche passaggio dell'intervento del Presidente Conte.
"Quello della riduzione dei rischi è diventato, in questi ultimi anni, un tema di assoluto rilievo, che ha sollecitato, e tutt’ora sollecita, una azione concreta a tutti i livelli di governo. L'Italia, come sapete, è da sempre esposta a svariate tipologie di rischio ambientale. Siamo, pensate, il Paese europeo con il più alto numero di vulcani attivi, molti dei quali fortunatamente in quiescenza, almeno temporanea. L'intera penisola nasconde nel sottosuolo uno straordinario intreccio di faglie sismogenetiche, suscettibili di produrre terremoti distruttivi e con effetti devastanti in relazione alla elevata vulnerabilità sismica di un patrimonio edilizio, monumentale, storico e infrastrutturale nella gran parte costruito in epoche in cui le tecniche antisismiche erano pressoché sconosciute.
Registriamo inoltre una notevole quantità di frane sulle zone collinari e montuose, da tempo non più coperte da un’adeguata forestazione e con terreni ormai da decenni lasciati privi di manutenzione ordinaria. Il rischio idrogeologico si è manifestato storicamente anche in esondazioni di fiumi e torrenti come conseguenza di alluvioni.
Nelle scorse settimane, come è noto, la nostra Penisola è stata flagellata dal maltempo che, da Nord a Sud, ha coinvolto 11 Regioni, ha causato 29 morti, a cui si aggiungono le quattro vittime di inizio ottobre, e danni ingenti ai territori e alle popolazioni. Non è la prima volta che il nostro Paese è interessato da simili fenomeni che, purtroppo, provocano devastazioni ambientali, morti e migliaia di persone coinvolte.
Sul versante opposto, il prolungarsi di periodi caratterizzati da assenza di precipitazioni e alte temperature è certamente una delle cause, insieme a comportamenti umani irresponsabili o addirittura criminali, cui imputare i periodi ad alta intensità di incendi boschivi che, nonostante la nostra attenzione e anche il significativo dispiegamento di mezzi per la loro estinzione, provocano anch’essi danni consistenti.
A queste tipologie di rischio naturale deve poi aggiungersi quel ventaglio di rischi cd. antropici, ascrivibili all'azione dell'uomo.
[...]
Dal punto di vista economico, il decreto Genova ha previsto lo stanziamento di circa 700 milioni di euro, che confidiamo di incrementare ulteriormente con la prossima Legge di Bilancio.
Per quanto poi concerne il maltempo delle settimane scorse, in Consiglio dei Ministri abbiamo deliberato lo stato d’emergenza per undici Regioni e stanziato 53,5 milioni di euro per i primissimi interventi, altri 200 milioni stanno arrivando con un mio personale decreto. Pochi giorni fa il Capo del Dipartimento della Protezione civile, il dott. Angelo Borrelli, ha firmato l’ordinanza che disciplina i primi interventi urgenti nelle zone colpite dal maltempo e ha nominato i relativi commissari. A loro compete la predisposizione di un piano di interventi urgenti che includa le attività di soccorso e assistenza alla popolazione, di rimozione delle situazioni di pericolo, di ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, di gestione dei rifiuti e delle macerie, dell’attuazione di misure volte a garantire la continuità amministrativa nei territori interessati. E tante altre sono le misure di immediato sostegno al tessuto economico e sociale nei confronti della popolazione e delle attività produttive colpite dal maltempo.
Non solo. Come annunciato dal Ministro dell’ambiente Costa, sono stati messi a disposizione delle Regioni oltre 6 miliardi di euro, 900 milioni per triennio, per il contrasto al dissesto idrogeologico. Si tratta di fondi che provengono dal Fondo per lo sviluppo e la coesione e dalle risorse assegnate al Ministero a valere su stanziamenti pluriennali.
L'esborso dello Stato italiano alle Regioni e ai Comuni per i danni arrecati dalle calamità naturali delle ultime settimane è stato giudicato come "positivo", ho constatato, dagli analisti di Moody’s, che tuttavia hanno sottolineato come le misure di prevenzione restino modeste. In particolare hanno rilevato che oltre 7.200 municipalità, pari al 91% del totale e al 17% del territorio nazionale, sono esposte ad un livello medio-alto di rischio ambientale per alluvioni e frane.
Sono dati che noi teniamo sotto controllo e che ci stimolano ad interventi sempre più organici, ad un approccio sempre più strutturale, per la prevenzione di questi fenomeni.
Per fronteggiare le prime emergenze, abbiamo predisposto misure assistenzialistiche e di sostegno. Tuttavia, gli ultimi accadimenti hanno dato chiara prova, appunto, della necessità di un risoluto mutamento di prospettiva e di approccio in tema di contrasto del rischio idrogeologico: la prevenzione deve essere, oggi più che mai, la cifra caratteristica delle prossime politiche di intervento.
E proprio in quest’ottica, nei giorni scorsi, ho varato un tavolo di lavoro che sta elaborando un Piano nazionale di sicurezza del nostro territorio contro i rischi idrogeologici. E’ un tavolo che sta elaborando, quindi, iniziative secondo un approccio strutturale non più emergenziale, un approccio comprensivo, organico. Iniziative volte al monitoraggio e alla prevenzione dei rischi, da perseguire attraverso vari livelli di intervento e di azioni che coinvolgano enti locali, regionali, Ministeri, Presidenza e ovviamente la Protezione Civile. Ecco, questo è un primo passo verso il cambio di approccio che ho poco fa auspicato, all’insegna della prevenzione e del coordinamento degli interventi perché, come sapete, in strutture complesse sono vari gli stakeholder che a vario titolo sono coinvolti in queste azioni.
Insomma, stiamo ragionando di un piano straordinario e un ulteriore contributo, attraverso questo piano nazionale di sicurezza, al piano straordinario di investimenti che questo governo sta realizzando e che comprende riforme e interventi per realizzare o anche ammodernare il nostri sistema di infrastrutture materiali ma anche immateriali. "