Demolizioni ferme al palo
L'80% delle ordinanze di demolizione su immobili abusivi negli ultimi 15 anni non è stata compiuta.
Nulla è più tangibile di una casa. Ancora di più se su quella casa pende da decenni un ordine di demolizione perché costruita abusivamente, magari in una zona di pregio, in un’area protetta o lungo la costa. In Italia gli abbattimenti sono un obbligo previsto dalla legge, ma a quanto pare nella realtà sono poco più di una facoltà per i comuni. Così le demolizioni restano ferme al palo: secondo il dossier di Legambiente "Abbatti l’abuso. I numeri delle (mancate) demolizioni nei comuni italiani” sono ancora ben saldi alle fondamenta più dell’80% degli immobili che, invece, sarebbero dovuti andare giù negli ultimi quindici anni. Non solo non si demolisce, ma neppure si acquisisce al patrimonio pubblico come prevedrebbe la legge: appena il 3,2% di questi immobili risulta infatti trascritto dai Comuni nei registri immobiliari. E in questo contesto di illegalità, diffusa e tangibile, il cemento non si ferma anche se magari a ritmi meno evidenti rispetto al passato. Il nuovo abusivismo oggi ha le "carte a posto” o è realizzato in difformità dai permessi. Oppure, è semplicemente più nascosto, lascia le coste e si cela nell’entroterra, nei parchi e nelle aree agricole, sperando di farla franca.
L’indagine è stata realizzata dall’associazione a partire dai dati forniti da 1.804 comuni italiani (il 22,6% del totale), con una analisi del fenomeno dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, ad oggi e il quadro complessivo che emerge conferma la sostanziale inerzia di fronte all’abusivismo e alle prescrizioni di legge rispetto alle procedure sanzionatorie e di ripristino della legalità. Il fatto che oltre 6mila i comuni non abbiano inoltre risposto all’indagine di Legambiente e che 84 abbiano, invece, negato le informazioni richieste, dimostra che purtroppo ancora oggi – in mancanza di un censimento nazionale del fenomeno e con dati in circolazione spesso carenti, contraddittori o palesemente sottostimati, siamo di fronte a informazioni gelosamente custodite.