Il Parlamento Europeo chiede la messa al bando delle microplastiche
I deputati chiedono la creazione di un vero e proprio mercato unico per le plastiche riciclate e propongono misure per affrontare il problema dei rifiuti marini.
Il Parlamento Europeo vota per avere incentivi per la raccolta dei rifiuti marini in mare, nuove norme a livello europeo in materia di biodegradabilità e compostabilità e un divieto totale della plastica ossidegradabile entro il 2020.
La plastica oxo-degradabile o ossidegradabile (ossia quella che si frammenta al caldo e alla luce) non è biodegradabile né compostabile e influisce negativamente sul riciclaggio della plastica convenzionale. I deputati europei propongono inoltre un divieto delle microplastiche nei cosmetici e nei prodotti per la pulizia entro il 2020.
Come immettere di nuovo la plastica riciclata nel mercato?
I deputati europei credono che sia necessario lo sviluppo di un mercato interno per le materie prime secondarie per garantire la transizione verso un'economia circolare. Pertanto chiedono alla Commissione europea di proporre degli standard sulla qualità per creare fiducia e rafforzare il mercato della plastica secondaria, tenendo conto dei diversi gradi di riciclaggio compatibili con i diversi usi, garantendone al tempo stesso la sicurezza, ad esempio quando la plastica riciclata è utilizzata in contenitori per alimenti. Inoltre, un altro incentivo sarebbe quello di ridurre l'IVA sui prodotti contenenti materiali riciclati.
Il Parlamento sottolinea che esistono diversi modi per raggiungere tassi elevati di raccolta differenziata e riciclaggio, tra cui gli Stati membri possono scegliere: un sistema di responsabilità estesa del produttore, meccanismi di deposito-rimborso e una maggiore sensibilizzazione del pubblico.
La plastica nell'economia circolare
La plastica è ampiamente utilizzata nella nostra economia: negli imballaggi, nell'edilizia, nelle autovetture, nell'elettronica, nell'agricoltura e in altri settori. La produzione mondiale di plastica è 20 volte superiore a quella degli anni '60 e, stando alle previsioni, entro il 2050 potrà quasi quadruplicare. Sebbene esistano migliaia di tipi di plastica, il 90% di questi deriva dai combustibili fossili vergini. Circa il 6% del consumo mondiale di petrolio è utilizzato per produrre plastica e tale percentuale potrebbe raggiungere il 20% entro il 2050. I dati del settore indicano che in Europa il 42% dei rifiuti di plastica post-consumo è sottoposto a incenerimento con recupero di energia, il 31% è riciclato e il 27% e collocato in discarica. Circa il 63% dei rifiuti di plastica raccolti e riciclati sono smaltiti nell'Unione europea mentre il restante 37% è esportato. Una plastica non costosa, duratura e versatile presenta molteplici benefici. Tuttavia le stesse qualità possono anche costituire un problema quando la plastica finisce nell'ambiente, con conseguenze negative per la natura, il clima e la salute umana. Si stima che una percentuale compresa tra il 2 e il 5% della plastica prodotta finisca negli oceani causando danni per gli ecosistemi costieri e marini. Particolarmente preoccupante è la microplastica poiché può essere ingerita dagli animali.
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