La depurazione delle acque reflue urbane in Italia
In 342 comuni, in cui risiedono circa 1,4 milioni di abitanti (2,4% della popolazione totale), è totalmente assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane.
Secondo i dati pubblicati dall'Istat, nel 2015 il 95,7% dei comuni italiani (7.705 nell’anno considerato) si avvale del servizio di depurazione delle acque reflue urbane, che può interessare parzialmente o totalmente il territorio comunale.
I reflui urbani prodotti e convogliati nella rete fognaria pubblica confluiscono in impianti di depurazione appartenenti ai servizi idrici. In 342 comuni, in cui risiedono circa 1,4 milioni di abitanti (pari al 2,4% della popolazione totale), tale servizio è assente, ossia i reflui urbani non sono collettati in impianti pubblici in esercizio. Le situazioni di maggior criticità si registrano in Sicilia, dove i comuni senza depurazione sono 75 (12,9% della popolazione regionale), in Calabria con 57 comuni (7% della popolazione) e in Campania, con 55 comuni (3,9% della popolazione).
Complessivamente quasi due terzi (62,6%) dei carichi inquinanti di origine civile e industriale (in termini di abitanti equivalenti) è sottoposto a un trattamento di depurazione attraverso servizi idrici pubblici. In tutte le ripartizioni territoriali più della metà del potenziale generato (Abitanti equivalenti totali urbani - Aetu) è depurato.
La quota di origine industriale confluita negli impianti di depurazione delle acque reflue urbane rappresenta a livello nazionale circa il 18%, con punte superiori al 45% in Toscana e al 43% in Sardegna. Nelle Marche e in Puglia si riscontrano i più bassi valori di reflui industriali trattati con quelli civili, rispettivamente il 4,1% e il 2,3%.
Con riferimento alle ripartizioni territoriali, il maggior tasso di depurazione si registra nel Nordovest, dove è trattato il 68,2% di tutto il carico potenzialmente generabile all'interno della propria ripartizione. Il meno adeguato risulta, invece, il sistema depurativo delle Isole, che garantisce un trattamento del 51,5% rispetto al potenziale generato. Più in dettaglio, provincia autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte e Molise realizzano le percentuali maggiori, rispettivamente 99,8%, 76,4%, 75,2%, 74,4% e 72,1%; mentre Sicilia e Marche, con il 48,3% e il 49,8%, presentano quelle minori.