Biometano, una risorsa da sfruttare, soprattutto al Sud
Benefici per la gestione dei rifiuti, per l’agricoltura e per i trasporti.
Prodotto sia da sottoprodotti di origine agricola e colture d’integrazione, sia dalla frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata, la produzione e l’utilizzo del biometano avviene evitando di liberare il carbonio sequestrato nei giacimenti di combustibili fossili. Per questo, il biometano rappresenta un contributo agli obiettivi di contenimento dell’aumento della temperatura fissati dall’Accordo di Parigi per il contrasto ai cambiamenti climatici.
La valorizzazione del biometano acquisirebbe un ruolo strategico in accordo con i principi dell'economia circolare nella gestione dei rifiuti urbani, in agricoltura e nel sistema trasporti.
Il CIC, consorzio italiano compostatori, stima ad esempio che entro il 2020 si arriverà ad una raccolta di rifiuti organici intorno a 8 Mton/anno, di cui 6 Mton/anno costituiti da FORSU. Se tutta la frazione umida dei rifiuti urbani fosse riciclata negli impianti dedicati, oltre ai 2 Mton/anno di fertilizzante organico si potrebbe generare un quantitativo di biometano pari a circa 300.000.000 kg/anno, più che sufficienti ad alimentare le flotte di mezzi destinati alla raccolta di tutti i rifiuti urbani prodotti.
In ambito agricolo, ricorda il CIB, Consorzio Italiano Biometano, sono attivi oltre 1300 impianti con una potenza installata di 1200 MW. Dal 2009 il settore della digestione anaerobica in agricoltura ha sviluppato investimenti per oltre 4 miliardi di euro creando 12 mila posti di lavoro, che potrebbero raddoppiare entro il 2020.
Sul fronte dei trasporti, un veicolo a biometano, ad esempio, ha le stesse emissioni di un veicolo elettrico alimentato interamente a energia prodotta da fonte eolica, ovvero 5 gC02eq/Km, il 97% in meno di un analogo veicolo alimentato a benzina. Inoltre, per i motori alimentati a metano e biometano sono praticamente assenti le emissioni di particolato (-90/95% rispetto al gasolio) e gli ossidi di azoto sono ridotti del 50%.
Il Biometano in Sicilia
Si è svolto a dicembre il convegno convegno conclusivo del progetto di ricerca “Innovazioni per lo sviluppo del biometano da matrici mediterranee (INNO-BIOMED)" in cui si è parlato di impianti a biometano in Sicilia. In Sicilia gli impianti sono solo 3, nonostante il territorio possa contare su biomasse uniche, tipiche delle zone mediterranee (pastazzo, sulla, siero, pollina, sansa): ogni anno ci sono circa 300 mila tonnellate di pastazzo di agrumi e 1 milione di tonnellate di sanse esauste che potrebbero essere usati in impianti di biogas e biometano. Questi ultimi possono contribuire alla decarbonizzazione del settore dei trasporti e dare una spinta alle regioni del centro-sud, il cui potenziale produttivo di biometano al 2030 è stimato in 3 miliardi di metri cubi e corrisponderebbe a un aumento del Pil dello 0,3%. Oltre all’utilizzazione degli scarti e dei sottoprodotti, nei venti mesi di ricerca del progetto, sono state prese in esame anche le biomasse da agricoltura mediterranea in rotazione a colture alimentari e alcune permanenti permanenti quali l’Opuntia (fichi d’india). Per la produzione di biometano si è resa necessaria anche un’analisi sulla localizzazione territoriale anche al fine di valutare le esternalità negative che una logistica complessa comporta in termini di emissione.