Il futuro dell’industria elettronica e la nuova direttiva europea
I nuovi obiettivi UE impongono il raggiungimento del 45% dell’immesso al consumo nel triennio 2016-2018, che salirà al 65% o, in alternativa, all’85% dei RAEE generati a partire dal 2019. Oggi, in Italia, è avviato al riciclo solo il 40% dell’immesso al consumo.
Un incremento dell’immesso al consumo dei prodotti pari a circa 1.330.000 tonnellate (rispetto alle 875.000 tonnellate di AEE domestiche e professionali immesse nel sistema attuale) oltre a un aumento del numero di produttori coinvolti nel sistema RAEE, tra i 6.000 e i 9.000 in più (rispetto agli attuali 6.000/7.000 mila): sono questi i primi dati salienti - legati all’entrata in vigore della Nuova Direttiva Europea sull’Economia Circolare e al passaggio all’ambito di applicazione “open scope” - secondo le stime dello studio “Industria elettronica: prepararsi al cambiamento per cogliere nuove opportunità di crescita”, presentato oggi a Milano.
Lo studio, promosso da Remedia - il principale Sistema Collettivo italiano no-profit per la gestione eco-sostenibile dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), rifiuti da impianti fotovoltaici, pile e accumulatori - è stato condotto da IEFE Università Bocconi.
Non solo immesso al consumo e produttori in crescita. In base alle stime della ricerca, l’evoluzione del sistema di gestione dei RAEE in ottica di un’economia circolare avrà un impatto ambientale e sociale non indifferente. Tre macro-dati sono sufficienti per comprendere la portata di questo cambiamento:
- il risparmio nell’acquisto di materie prime, grazie al recupero dei materiali contenuti nei RAEE: nel 2015 era pari a 110-120 milioni di euro nel 2015, ma potrebbe aumentare a circa 340-390 milioni tra il 2025 e il 2030, se i target fossero raggiunti
- l’impatto occupazionale, legato alle operazioni di trattamento e riciclo dei RAEE “nuovi”, potrebbe arrivare a 13-15 mila posto di lavoro tra il 2025 e il 2030, previo raggiungimento dei target di raccolta
- le emissioni di gas climalteranti risparmiate, grazie alla corretta gestione dei RAEE, nel 2015 hanno superato 1.100.000 di tonnellate equivalenti di CO2, ma potrebbero arrivare a 2,2-2,5 milioni all’anno tra il 2025 e il 2030, qualora i target fossero raggiunti
- il valore economico generato, legato alle emissioni risparmiate, rientrerebbe tra gli 85-100 milioni di euro all’anno
Nello specifico, il passaggio al cosiddetto “open scope”, ossia l’ambito di applicazione aperto all’interno del quale rientreranno tutte quelle apparecchiature elettriche ed elettroniche per le quali non è prevista oggi una esplicita esclusione, metterà i produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche di fronte a una serie di sfide e opportunità che Consorzio Remedia - per primo in Italia - ha scelto di analizzare, aprendo un confronto con gli interlocutori più rappresentativi del settore.
Quanto vale oggi l’attività svolta dai sistemi collettivi dei produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche? Solo nel 2016, parliamo di circa 283.000 tonnellate di RAEE avviati agli impianti di trattamento, in aumento del 13,5% rispetto all’anno precedente. Numeri importanti – pari a circa il 40% dell’immesso al consumo – che non bastano, tuttavia, a raggiungere i nuovi target comunitari, che impongono il raggiungimento del 45% dell’immesso al consumo nel triennio 2016-2018, che salirà al 65% o, in alternativa, all’85% dei RAEE generati a partire dal 2019. Questi target dovranno essere armonizzati con i contenuti della nuova Direttiva Europea sull’Economia Circolare, attualmente in fase di definizione. Inoltre questa Direttiva amplierà il concetto di “Responsabilità Estesa del Produttore” (EPR) e definirà il nuovo ambito di applicazione per il sistema RAEE in Italia.