Pfas, il Ministero della Salute bacchetta il Veneto
"Non sono i limiti che vengono posti in discussione ma la realizzazione di un piano complessivo di sicurezza, in base all’analisi di rischio del quale vengono poi fissati i limiti".
Riportiamo la nota del Ministero della Salute in merito alla richiesta della Regione Veneto dell'introduzione di valori limite di sostanze perfluoro alchiliche nella acque.
In riferimento a quanto dichiarato dai vertici della Regione Veneto sull’emergenza Pfas, il direttore generale della Prevenzione, Raniero Guerra, precisa quanto segue:
“Riguardo la richiesta della Regione Veneto di individuare valori di parametro da estendere a tutto il territorio nazionale, pur non volendo escludere a priori tale ipotesi, il Ministero della salute ha richiamato l’attenzione della regione sul DM del 14 giugno scorso, (del Ministro della Salute di concerto con il Ministro dell’Ambiente), che recepisce la Direttiva europea 1787 del 2015.
Il Decreto introduce l’attuazione dei Piani di sicurezza sull’intero sistema idro-potabile e rappresenta la più innovativa metodologia di prevenzione e controllo degli inquinanti potenzialmente presenti nei sistemi idropotabili, elaborata e promossa dall’OMS (Water Safety Plant). In effetti tale metodologia consente un cambio di passo nelle attività di prevenzione permettendo di monitorare tutto il sistema di captazione e adduzione delle acque, analizzando e censendo ogni rischio di contaminazione sin dall’origine. L’attuale sistema di controlli si limita alla verifica periodica di parametri al rubinetto, chiaramente insufficiente per comprendere l’intero e complesso sistema di gestione dell’acqua.
L’attuazione dei Piani di sicurezza è in capo all’amministrazione locale per evidenti motivi di appropriatezza e rilevanza della questione relativa al territorio in discussione. Si tratta pertanto di attuare principi di vera prevenzione su tutto il sistema di approvvigionamento idrico del territorio italiano, a partire dalla Regione Veneto.
La Regione non può invocare autonomia nell’attuazione dei piani vaccinali nazionali e dimenticare la propria responsabilità nell’attuazione di misure che la vedono in primissima linea sia per quanto accaduto che per quanto è stato finora compiuto. Non sono i limiti che vengono posti in discussione ma la realizzazione di un piano complessivo di sicurezza, in base all’analisi di rischio del quale vengono poi fissati i limiti.
L’ipotesi, esclusa solo al momento, di estendere valori di parametro dei PFAS su tutto il territorio nazionale è stata motivata dal fatto che allo stato delle conoscenze si riscontrano solo sporadici ritrovamenti di PFAS dovuti a fenomeni d’inquinamento del territorio italiano puntuali e localizzati, dove oltre il 90% dei campioni analizzati hanno concentrazione molto bassa, inferiore a 50 ng/L. , mentre l’inquinamento della falda veneta è un fenomeno diffuso su ampie aree della Regione stessa e rappresenta un episodio di inquinamento completo di una falda su un territorio ben preciso e identificato grazie, appunto, alla collaborazione prestata dal Ministero della Salute e dall’ISS”.