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Ad un anno dal sisma dell'Italia centrale rimosse meno del 10% delle macerie

A un anno dal sisma che il 24 agosto 2016 ha colpito Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo e a nove mesi dalle scosse devastanti di fine ottobre è stato rimosso solo l’8,57% delle macerie.

Ad un anno dal sisma dell'Italia centrale rimosse meno del 10% delle macerie

Circa 227.500 tonnellate dei 2.657.000 stimati dalle quattro Regioni. Secondo Legambiente, che a primavera scorsa insieme a Fillea Cgil ha avviato un Osservatorio nazionale per una ricostruzione di qualità, è urgente cambiare passo: velocizzare le procedure di recupero delle macerie e individuare altre zone dove poter trattare gli inerti riutilizzabili per la ricostruzione.

Complessivamente rimangono da rimuovere oltre 2.400.000 tonnellate derivanti per la stragrande maggioranza dalle attività di demolizione parziale e totale dei fabbricati che permetteranno di ridimensionare le zone rosse. Sono macerie derivanti da edifici pubblici e da edifici privati pericolanti, la cui rimozione è propedeutica all’avvio della ricostruzione materiale e della rinascita delle comunità colpite. Aspettano di esserne liberati oltre 60 Comuni, con le loro numerose frazioni. Ma a fronte di questi numeri persino la scadenza prevista al 31 dicembre 2018 difficilmente potrà essere rispettata.

“C’è invece la necessità di fare molto prima di quella data - dichiara la presidente di Legambiente Rossella Muroni -. È opportuno che il governo ripensi il ruolo della struttura del commissario straordinario per dargli più poteri e le risorse necessarie per un reale coordinamento. Le differenze nella gestione delle macerie nelle quattro Regioni sono troppe; già chiedevamo un coordinamento più forte ed efficace e il rischio ora è che diventi più debole, visto l’annuncio delle dimissioni di Errani. Siamo consapevoli delle numerose difficoltà incontrate - le ripetute e importanti scosse sismiche, la vastità dell’area interessata, le strade inagibili e insicure per via delle case pericolanti, le demolizioni necessarie per operare in sicurezza - a cui si sono però sommati ritardi per i provvedimenti modificati in itinere, negli affidamenti dei lavori, nel coordinamento tra i diversi livelli istituzionali. Ma la rinascita dell'appennino ha bisogno, ora, di una visione unitaria”. 

Marche e Lazio sono le zone più colpite. La Regione Lazio stima una quantità di macerie pari a 1.280.000 tonnellate, concentrate nei territori dei Comuni di Amatrice e Accumoli. A fine luglio quelle raccolte erano circa 100.000 tonnellate, pari al 7,77%.

La stima della Regione Marche, con l’area del cratere più vasta, è di 1.120.000 tonnellate di macerie, di cui 117.500 già raccolte, il 10,50%. Su 87 Comuni colpiti, 52 sono ancora invasi dalle macerie e ben 9 sono ancora inaccessibili a causa dell’inagibilità delle vie di comunicazione, impossibilitati quindi ad avviare la raccolta degli inerti. Situazione estrema è quella di Arquata del Tronto, con le sue frazioni di Pescara del Tronto, Tufo, Capodacqua, assolutamente impraticabili.

L’Umbria e l’Abruzzo stimano rispettivamente 100.000 e 150.000 tonnellate di macerie. E se l’Umbria ne ha raccolto il 10,20%, la Regione Abruzzo non ne ha ancora avviato la raccolta.

Ognuna delle quattro Regioni ha interpretato le varie norme e ordinanze nazionali che si sono succedute producendo pratiche diverse. Per questo, serve un coordinamento fattivo da parte del Commissario straordinario, con l'obiettivo di individuare le migliori pratiche per ogni fase della filiera e renderle operative in ogni Regione.

Sulla base di quanto osservato, infatti, secondo l’associazione ambientalista le differenze tra le Regioni sono troppe e non tutte giustificabili dalle specificità delle situazioni. Eclatante, per esempio, la diversità di gestione tra le due regioni maggiormente colpite. La Regione Marche si è affidata alle due Società a partecipazione pubblica: il Cosmari per la gestione delle macerie di tutta la provincia di Macerata (area territorialmente più vasta) e a Picenambiente per quelle delle province di Ascoli Piceno e di Fermo. Le due Società trasportano prima tutte le macerie presso i loro siti di deposito temporaneo, separano i materiali per poi destinarli in altri siti. Gli inerti, che costituiscono oltre il 98% delle macerie, riprendono quindi a viaggiare verso i siti di imprese private per il trattamento/smaltimento allungando, in alcuni casi raddoppiando, i chilometri percorsi. Inoltre, le demolizioni necessarie per rendere disponibili le macerie vengono messe a gara dai singoli Comuni, che significa rispettare i tempi dell'iter procedurale per ogni provvedimento di demolizione. La Regione Lazio ha affidato fin da subito tutto ai privati, prima organizzando gare separate per le fasi di separazione, trasporto e gestione dei due siti di deposito temporaneo individuati dalla stessa Regione nel Comuni di Posta e di Accumoli. Con l’ultima gara del 10 agosto scorso invece ha scelto di affidare alle ditte appaltatrici la gestione dell’intera filiera: dalla demolizione fino allo smaltimento, lasciando quindi ai privati l’individuazione dei siti dove trattare e smaltire l'enorme quantità degli inerti, senza però preoccuparsi del criterio di prossimità dei siti ma solo del costo più basso.

Per accorciare i tempi e rendere più efficace la gestione delle macerie, Legambiente propone di riconsiderare cinque punti fondamentali: accelerare le demolizioni degli edifici pericolanti, intervenire a sostegno della raccolta dei beni di interesse culturale, riorganizzare la logistica relativa ai siti temporanei e al trasporto, programmare il riutilizzo delle macerie per la ricostruzione, organizzare un sistema di tracciabilità e monitoraggio in tempo reale delle macerie in forme fruibili dai cittadini.

Accelerare le demolizioni

I Comuni non possono essere lasciati soli nella gestione delle attività di demolizione. L’impegno preso dal Commissario straordinario di coinvolgere il Genio Civile nelle demolizioni probabilmente non basterà, si aiutino i Comuni a mettersi insieme per affidare i lavori a scala intercomunale riducendo la quantità di gare e di iter procedurali.

Intervenire a sostegno della raccolta dei beni di interesse culturale

C’è necessità di potenziare la presenza dei funzionari del Mibact per il monitoraggio, il controllo e la messa in sicurezza delle macerie di interesse storico-architettonico, e di saper utilizzare più e meglio i volontari dei Gruppi di Protezione Civile Beni Culturali, finora incomprensibilmente sottoutilizzati. Inoltre, è fondamentale avviare un piano di gestione dei depositi temporanei delle opere recuperate per iniziare un percorso di restauro, valorizzazione e fruizione dei beni culturali.

Riorganizzare la logistica: siti temporanei e trasporto

Oltre il 98% delle macerie sono costituiti da inerti, rifiuti non pericolosi che se trattati, predisponendo laboratori anche mobili nelle aree limitrofe a quelle di produzione, costituirebbero materia da utilizzare per la ricostruzione delle stesse aree. Una demolizione di qualità degli inerti, come prevista dalle Linee Guida europee per la gestione dei rifiuti da Costruzione e Demolizione, potrebbe evitare il passaggio dal sito di deposito temporaneo.

Programmare il riutilizzo delle macerie per la ricostruzione

Se si sommano alle macerie attuali quelle molto più numerose e non ancora stimate che deriveranno dalla ricostruzione e demolizione a carico dei privati, ci troveremo di fronte a una quantità enorme di materiali con il rischio che anche gli inerti diventino rifiuti da smaltire spostando il problema più a valle. Il loro riutilizzo è richiamato dalle norme nazionali e dai piani regionali ma di fatto nessuna delle quattro Regioni si è ancora dotata di una programmazione che specifichi la filiera del recupero, le caratteristiche tecniche per garantire la qualità dei materiali da riutilizzare, le modifiche ai capitolati necessarie per prevedere il loro utilizzo, norme premianti affinché tali materiali trovino effettivo mercato. I ministeri competenti (Infrastrutture e Ambiente) insieme al Commissario straordinario aiutino le Regioni a programmare e governare una nuova filiera del riciclo, fornendo indicazioni più precise sul riutilizzo dei materiali.

Trasparenza e accessibilità delle informazioni

Nessuna Regione finora ha approntato un sistema che permetta di rendere accessibile e costante l’informazione sulla raccolta delle macerie; i dati sono recuperabili solo grazie alla disponibilità dei dirigenti preposti. Si realizzi subito un sistema di monitoraggio e tracciabilità delle macerie pubbliche e private, in forme facilmente fruibili.


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