Il piano ANBI contro il rischio idrogeologico
Sono 3.574 gli interventi, articolati per regione, previsti dal Piano ANBI per la Riduzione del Rischio Idrogeologico “Manutenzione Italia 2016 – Azioni per l’Italia sicura”, presentato a Roma presso la Presidenza del Consiglio; sono perlopiù corredati da progetti definitivi ed esecutivi (serve cioè solo il finanziamento) per un investimento complessivo di circa 8.022 milioni di euro, capaci di attivare oltre 50.000 posti di lavoro.
L’ANBI auspica che di tali indicazioni si possa tener conto nella prossima Legge di Stabilità, giacché non è possibile stimare il valore della sicurezza, ma quello del costo del dissesto idrogeologico sì: 2,5 miliardi di euro all’anno.
Il Piano ANBI prevede perlopiù manutenzioni straordinarie di opere idrauliche ed il ripristino di fenomeni di dissesto geologico nei comprensori di bonifica; ad essi si affianca la costante azione di manutenzione ordinaria svolta dai Consorzi.
Secondo dati del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, il 9,8% del territorio nazionale è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica; si tratta dell’82% dei comuni, dove si stimano a rischio 6.250 scuole, 550 strutture sanitarie, circa 500.000 aziende (agricole comprese), 1.200.000 edifici residenziali e non.
Il totale dei comuni italiani interessati da aree con pericolosità da frana e/o idraulica risultano pertanto 7.145, pari all’88,3%, mentre i comuni non interessati da tali aree risultano solamente 947.
La popolazione italiana a rischio frane è 5.624.402 abitanti (1.224.000 abitanti nelle aree a maggiore pericolosità), le imprese a rischio sono 362.369 (79.530 nelle aree a maggiore pericolosità), 34.651 sono i beni culturali a rischio (10.335 nelle aree a maggiore pericolosità).
La popolazione a rischio alluvioni è di 9.039.990 abitanti (di cui 5.922.922 a pericolosità media ed elevata), le imprese a rischio sono 879.364 (di cui 576.535 a pericolosità media ed elevata), i beni culturali a rischio sono 40.454 (di cui 29.005 a pericolosità media ed elevata).
L’intensa urbanizzazione, sviluppatasi senza tenere in considerazione le aree fragili dal punto di vista idrogeologico (alluvioni, frane, dissesti), il contemporaneo abbandono delle aree collinari e montane da parte della popolazione e delle attività agricole, i cambiamenti climatici hanno acuito la fragilità del territorio.
Nonostante un importante rallentamento negli ultimi anni, il consumo di suolo in Italia continua a crescere: tra il 2013 e il 2015, sono stati cementificati altri 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero, in media, circa 35 ettari al giorno; una velocità di trasformazione di circa 4 metri quadrati al secondo dopo aver toccato anche gli 8 metri quadrati al secondo negli anni 2000!
I dati della rete di monitoraggio mostrano come, a livello nazionale, il suolo consumato sia passato dal 2,7% degli anni ’50 al 7% per il 2015: in termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 2.110.000 ettari del nostro territorio.
L’adeguamento delle opere di bonifica idraulica è quindi condizione fondamentale per la sicurezza territoriale, necessaria non solo all’esercizio dell’agricoltura, ma indispensabile per qualunque attività economica. Se non vi è stabilità del suolo non si realizzano investimenti per infrastrutture ed impianti.
“Il nostro Piano – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI) – è la risposta concreta all’invito del Ministro dell’Ambiente, Galletti, ad aprire cantieri contro il dissesto idrogeologico. Occorre agire secondo un approccio unitario al territorio perché, per tutelare la pianura, occorre intervenire in montagna, rilanciandone lo sviluppo a partire dalla collina attraverso azioni di sistemazione del suolo.
Ecco alcuni esempi di interventi previsti dal Piano ANBI per la Riduzione del Rischio Idrogeologico “Manutenzione Italia 2016 – Azioni per l’Italia sicura”:
- in Piemonte, la riparazione della traversa sul fiume Orco (importo: 1.500.000 euro) garantirebbe la sicurezza idraulica, nel Canavese, a circa 900 ettari con oltre 4.500 abitanti;
- in Lombardia, la messa in sicurezza della Botte Villoresi sotto il fiume Secchia (importo: 6.000.000 di euro) per scongiurare il rischio alluvione su un territorio abitato da 160.000 persone, in provincia di Mantova;
- in provincia di Bolzano, la sistemazione idraulica ed il risanamento degli argini (importo: 3.500.000 euro) eviterebbero problemi ad un territorio agricolo di 91.500 ettari con 4.800 abitanti;
- in Veneto, il completamentodello scolmatore di piena Limenella Fossetta (importo: 9.800.000 euro) completerebbe la difesa idraulica della zona Nord di Padova, un’area residenziale di 1.500 ettari e 30.000 abitanti;
- in Friuli Venezia Giulia, gli interventi di manutenzione idraulica straordinaria sugli affluenti in destra del fiume Meduna (importo: 20.000.000 di euro) garantirebbero la sicurezza idraulica di un territorio di oltre 50.000 ettari con 177.000 abitanti, in provincia di Pordenone;
- in Emilia Romagna, la sistemazione idraulica del compartimento di Mezzani con i lavori di adeguamento del mandracchio del collettore Parmetta (importo: 6.000.000 di euro) garantirebbero la sicurezza idraulica di un’area di 4.200 ettari con 15.000 abitanti, in provincia di Parma;
- in Toscana, la sistemazione idraulico-forestale dei corsi d’acqua sul Monte Argentario (importo di 13.000.000 di euro) darebbe sicurezza ad un’area turistico-residenziale di 6.000 ettari con oltre 12.000 abitanti, in provincia di Grosseto;
- in Umbria, la sistemazione idraulica dei corsi d’acqua nel comprensorio della Bonificazione Umbra (importo: 34.000.000 di euro) garantirebbe sicurezza idrogeologica a 12.000 persone;
- nel Lazio, l’intervento di sistemazione idraulica sui fossi affluenti del fiume Fiora, (importo: 760.000 euro) interessa un’area agricola intensiva di 452 ettari, in provincia di Viterbo;
- in Abruzzo, il consolidamento delle sponde dell’invaso di Penne (importo: 10.400.000 euro) ridurrebbe il rischio di esondazione del fiume Tavo in otto territori comunali, floridi per l’agricoltura e con una popolazione di oltre 20.000 abitanti, in provincia di Pescara;
- in Molise, la sistemazione idraulica del tratto intermedio del torrente Sinarca (importo: 5.000.000 di euro) metterebbe in sicurezza un’area agricola di 13.500 ettari, in provincia di Campobasso;
- in Campania, la sistemazione idraulica della zona in Sinistra Picentino (importo: 1.500.000 euro) garantirebbe sicurezza ad un’area agricola di 3.000 ettari con 10.000 abitanti, in provincia di Salerno;
- in Puglia, la sistemazione idraulica del bacino del lago d’Anice (importo: 2.800.000 euro) metterebbe in sicurezza un’area agricola di 6.000 ettari con 5.000 abitanti, in provincia di Taranto;
- in Calabria, la sistemazione idraulica della rete idrografica minore (importo: 15.000.000 di euro) eviterebbe, in provincia di Crotone, danni ad un’area agricola di oltre 350 ettari;
- in Sicilia, il ripristino dei canali di scolo nella zona di Pantano Lentini (importo: 1 milione di euro) darebbe beneficio ad un’area di 1.674 ettari con 15.000 abitanti, in provincia di Siracusa;
- in Sardegna, gli interventi di sistemazione idraulica nel territorio della Gallura (importo: 32.000.000 di euro) garantirebbero sicurezza ad un territorio di 840 ettari con oltre 10.000 persone.
"Andiamo verso la stagione autunno-invernale, auspicabilmente piovosa, ma caratterizzata negli anni recenti anche dalla estremizzazione degli eventi meteo – conclude il Presidente ANBI – affinché nessuno possa dire di non sapere…"