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Il punto sul dissesto idrogeologico in Italia

Il punto sul dissesto idrogeologico in Italia

Le infrastrutture possono essere il telaio diagnostico per monitorare il nostro territorio?

“Per mettere in sicurezza il nostro Paese dal dissesto idrogeologico sono necessari circa 25 miliardi di euro da investire in 8.500 progetti anti-emergenza”: questo è quanto emerso oggi nel corso del Forum Cesi sul dissesto idrogeologico. 

L'’Italia si trova purtroppo ad affrontare una situazione difficile dal punto di vista del dissesto idrogeologico non per una mancanza strutturale di fondi, quanto piuttosto perché tali fondi, pur essendo stati stanziati, negli anni non sono mai stati spesi. Nel suo lavoro di ricognizione delle risorse disponibili, #italiasicura – la Struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico, ha trovato a circa 2 miliardi e 700 milioni di euro stanziati per prevenire frane e alluvioni che non si sono mai trasformati in opere concrete, vecchi fondi pre 2009 per circa 300 milioni, circa 1 miliardo e 200 milioni degli accordi di programma del 2010 con le regioni e circa 700 milioni di fondi di accordi di programma vari o dei fondi strutturali europei. Ad oggi, con parte di queste somme e grazie alla nuova governance voluta dal governo per la realizzazione degli interventi strutturali di prevenzione dal dissesto idrogeologico, sono in corso d'opera oltre 1.500 interventi per 2 miliardi e 100 milioni di euro; opere, ferme da anni, e ora finalmente sbloccate. 

In questo contesto, le infrastrutture sono il nostro telaio diagnostico contro il dissesto idrogeologico e rappresentano un driver di sviluppo di rilevanza strategica. La conoscenza dell’infrastruttura e l’individuazione di situazioni di maggiore vulnerabilità sono prerequisiti essenziali per un processo di pianificazione degli investimenti e di programmazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Le aziende del settore infrastrutturale hanno a disposizione milioni di dati elaborati ogni giorno grazie all’utilizzo di fibre ottiche, telecamere, sensori elettrici e rilievi satellitari. 
Le maggiori società di ricerca sostengono che si arriverà a oltre 25 miliardi di apparati Internet of Things – IoT entro il 2020. Al momento tutti i record raccolti vengono utilizzati dalle diverse aziende, ma si stanno già attivando sinergie tra i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nel governo delle infrastrutture per creare una grande banca dati al servizio del Paese utile per intervenire con tempestività alla risoluzione di eventi inaspettati ma soprattutto per garantire la prevenzione e interventi di messa in sicurezza dell’intero territorio nazionale. 
CESI, ad esempio, opera già in questa direzione e su più fronti: 
• Monitoraggio sui fulmini: CESI gestisce ogni anno più di 3 milioni di record relativi alla caduta dei fulmini con diffusione territoriale capillare e omogenea su tutto il territorio nazionale;
• Monitoraggio neve e valanghe: il Centro di Monitoraggio e Teleassistenza di CESI collabora con Meteomont, il servizio nazionale di previsione neve e valanghe, elaborando ogni giorno 98.256 dati grazie ai 920 sensori delle stazioni meteo-nivologiche posizionate su tutto l’arco alpino, per la tutela delle comunità e del territorio dal rischio valanghe;
• Monitoraggio frane: CESI collabora con la Regione Valle d’Aosta per garantire la sicurezza degli insediamenti valdostani e dei collegamenti transfrontalieri di rilevanza strategica per il Paese dai 17 milioni di metri cubi di versanti in frana che incombono complessivamente sul territorio; questo grazie a 20.542 dati acquisiti e analizzati quotidianamente;
• Monitoraggio monumenti culturali: CESI, in particolare la Divisione Engineering & Environment ISMES, monitora da anni i più importanti monumenti internazionali e nazionali, come la Torre di Pisa o il Campanile di San Marco a Venezia, valutando gli impatti che i fenomeni metereologici, come quelli sismici, hanno sul patrimoni artistico.

Dopo la relazione introduttiva di Matteo Codazzi, AD CESI, nel corso della Tavola Rotonda "Le grandi infrastrutture italiane" sono emerse significative esperienze riportate dai manager delle più importanti aziende in Italia del settore infrastrutturale. Alla Tavola Rotonda, moderata da Erasmo D’Angelis, Direttore de L’Unità e autore del libro “Un paese nel fango”, hanno partecipato Gianni Vittorio Armani, Presidente Anas, Pier Francesco Zanuzzi, Amministratore Delegato Terna Rete Italia, Maurizio Gentile, Amministratore Delegato RFI, Gianluigi Fioriti, Amministratore Delegato Enel Distribuzione, Maria Margherita Migliaccio, Direttore Generale per lo Sviluppo del Territorio, la Programmazione e i Progetti Internazionali MIT, e Mauro Grassi, Direttore Struttura di Missione contro il Dissesto Idrogeologico e per lo Sviluppo delle Infrastrutture Idriche. Il Presidente di Meteo France Predict Services, Alix Roumagnac, ha fatto un punto sull’esperienza francese dando poi spazio al secondo tavolo di confronto in cui si è discusso di “Un sistema a rete per governare il territorio”. Molto interessanti le expertise raccontate dai relatori coinvolti, Mario Nobile, Direttore generale per i sistemi informativi, statistici MIT, Gaia Checcucci, Direttore Generale per la salvaguardia del territorio e delle acque (STA) MATTM, Bernardo De Bernardinis, Presidente ISPRA, Mauro D'Ascenzi, Vicepresidente Utilitalia, Smeraldo Fiorentini, Direttore Generale Almaviva e Domenico Andreis, Direttore Divisione Engineering & Environment ISMES, CESI.

“Abbiamo deciso di organizza
re, per il secondo anno consecutivo, il Forum sul dissesto idrogeologico - ha commentato Matteo Codazzi, AD CESI - perché riteniamo stia diventando un appuntamento centrale per discutere tematiche così importanti e che ci interessano da vicino. Le grandi infrastrutture, difatti, risultano di fondamentale importanza anche per il monitoraggio del territorio, soprattutto se accompagnate, nell’evoluzione dei loro processi e nell’implementazione di moderne soluzioni tecnologiche, da partner specialistici come CESI, capaci di innestare una nuova vision tecnico-operativa, nella tradizione di solide esperienze applicative. CESI sta già contribuendo concretamente a questa positiva evoluzione attraverso soluzioni già implementate con diversi clienti per il monitoraggio e la difesa dai rischi idrogeologici di numerose opere civili. Quest’anno, poi, è un’occasione speciale in quanto celebriamo il nostro 60esimo anno di attività, a fianco del Paese. Ringrazio le Istituzioni che hanno collaborato alla realizzazione del Forum e le rilevanti aziende nazionali che hanno partecipato”.

“
Per definire gli interventi contro il dissesto idrogeologico - ha detto Mauro Grassi, Responsabile di #italiasicura - è stato portato avanti un complesso lavoro con le Regioni che hanno fatto una stima del proprio fabbisogno. Il tutto è stato possibile grazie ad un formidabile gioco di squadra che ha visto in azione #italiasicura, il Ministero dell’Ambiente, quello delle infrastrutture, la protezione civile nazionale, l’agenzia per la coesione territoriale e le singole Regioni. La strada da percorrere per mettere in sicurezza il nostro Paese è tuttavia molto lunga. Tra il 2015 e il 2020 sono in programma interventi per almeno 7 miliardi di euro. Anzitutto ci occuperemo delle città metropolitane, per le quali è già stato stanziato 1 miliardo e 300 milioni di euro, di cui 400 milioni solo per Genova. Sono stati assegnati lavori per 750 milioni e andranno in cantiere opere per 250 milioni entro l'estate che arriveranno a 400 milioni a fine anno. Il resto del piano sarà cantierato al 90% entro metà 2017. Gli interventi, per essere realizzati, hanno bisogno di trasparenza e legalità. Per questo abbiamo sottoscritto con l'Anac di Raffaele Cantone un protocollo d’intesa che garantisca la massima trasparenza e il rispetto della legge in tutte le fasi dei cantieri di #italiasicura”.

“Le expertise e i sistemi messi in opera dal CESI per prevenire il dissesto idrogeologico - ha dichiarato Domenico Andreis, Direttore Divisione Engineering & Environment ISMES, CESI - garantiscono un efficace e capillare monitoraggio dei possibili rischi. Basti ragionare sugli oltre 3 milioni di dati gestiti ogni anno relativi ai fulmini: un patrimonio eccezionale se si pensa che la letteratura scientifica disciplinare riconosce nel fulmine il più efficace indicatore di frane d’alluvione, con un’affidabilità sensibilmente maggiore rispetto al dato sulle precipitazioni cumulate. Il lavoro di CESI con la Regione Valle d’Aosta per la prevenzione delle frane può, poi, diventare una best practice a livello nazionale, un esempio da seguire anche in altre Regioni.Ricordiamo, infine, il monitoraggio sui beni culturali, fondamentale per la tutela del nostro patrimonio artistico".


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